ASIA/THAILANDIA - "Il senso del bene comune del popolo Thai: ci si vergogna di contribuire al malessere altrui”, dice un missionario

mercoledì, 23 dicembre 2020

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Chiang Mai (Agenzia Fides) - "Si è parlato molto del diverso approccio alla pandemia dei paesi occidentali e asiatici. In alcuni casi i risultati fanno ancora riflettere nonostante non ci siano formule vincenti. Si è detto del sistema sanitario, dell’età media delle popolazioni, del clima, dell’ambiente più o meno complice della diffusione del virus, dell’alimentazione, della disciplina individuale, del contatto sociale e dello stesso linguaggio. Ogni argomento ha motivi interessanti di dibattito. Mi voglio soffermare solamente su uno: il senso del bene comune", scrive all’Agenzia Fides don Attilio De Battisti, missionario italiano fidei donum a Chiang Mai.
“La Thailandia - racconta il sacerdote - è stata relativamente colpita, fino ad oggi, dal micidiale Covid-19. Gli infettati sono pochissimi, in proporzione, e quasi tutti sono stati contagiati all’estero. Dopo le misure altamente restrittive di inizio pandemia (stato di emergenza e coprifuoco, ma mai un lockdown completo) la vita interna del Paese ha ripreso gradualmente la sua vita normale, rimanendo chiusa completamente al flusso turistico e rinunciando così ai suoi immensi benefici. Possiamo ben immaginare le conseguenze economiche e sociali della scelta.”
“Ho visto però un valore altamente presente in tutte le culture asiatiche, valore che ha anche i suoi effetti: il bene pubblico vale più dell’economia - scrive don Attilio -. La salute della popolazione è più importante del business personale. In Thailandia ci si vergogna di contribuire al malessere altrui. La cultura e le tradizioni locali, impregnate di buddismo, sottolineano fortemente il Bene Comune, la collettività, la Nazione. Si è parlato spesso della deriva nazionalista dei paesi asiatici, dell’assenza di sensibilità ai diritti individuali, dell’ossequiosa dipendenza dall’autorità, della predisposizione a regimi totalitari o a monarchie. Ma vale anche dire che se l’Occidente, con il grande contributo del cristianesimo, ha messo in rilievo la dignità della persona, di ogni singola persona, a scapito a volte del Bene Comune, l’Oriente, supportato dalle sue antiche spiritualità, ha coltivato, a volte in senso estremo, l’importanza della famiglia, del gruppo, della dinastia, della nazione. Di conseguenza l’Occidente ha i Diritti Umani che conosciamo e che gradualmente diventano sempre più individuali, l’Oriente spinge verso un diverso testo dei Valori umani con al centro l’armonia sociale. Dal mio punto di vista missionario, inviato appunto per far incontrare mondi diversi, l’Occidente può recuperare dall’Asia una prospettiva più collettiva del suo sviluppo; in cambio l’Oriente si arricchirebbe del contributo cristiano-occidentale che promuove la persona nella sua individualità.”
Don Attilio conclude con un pensiero al Natale: “Il mondo di Dio che in Gesù incontra, si incarna nel mondo umano. Un incontro-scambio che ci arricchisce in modo inimmaginabile. Vivo il mio ultimo Natale in Thailandia con questa certezza: solo mondi diversi che sanno incontrarsi migliorano.”
(AdB/AP) (Agenzia Fides 23/12/2020)


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