AFRICA/ETIOPIA - I Vescovi: "La Chiesa impegnata per la pace nel Tigray e per gli aiuti umanitari"

sabato, 5 dicembre 2020 guerre   aiuti umanitari   carità   solidarietà   chiese locali   pace  

Addis Abeba (Agenzia Fides) - “Viviamo un periodo di estrema fragilità nel Paese per molte ragioni. Le ricorrenti alluvioni hanno distrutto raccolti e mezzi di sussistenza e portato la popolazione a sperimentare insicurezza alimentare. Da tempo abbiamo subìto un ’invasione di locuste che ancora crea problemi specialmente nel Tigray, area dove da oltre un mese si consumano scontri. Inoltre anche qui dobbiamo affrontare da mesi la pandemia: davvero questo conflitto è un duro colpo per tutti”. Con queste parole padre Teshome Fikre, Segretario Generale della Conferenza Episcopale d’Etiopia, a un mese dall’inizio del conflitto in Tigray, descrive all’Agenzia Fides uno dei momenti più oscuri della storia recente del grande Paese del Corno d’Africa. Da Stato simbolo della rinascita africana, sede permanente dell’Unione Africana e modello di transizione democratica, l’Etiopia si sta trasformando in un’area di instabilità e incertezza.
Raccontando come la Chiesa locale vive il momento presente, il Segretario Generale nota: “Ufficialmente, dopo un mese, la guerra è stata dichiarata conclusa dal governo centrale. L’esercito federale ha preso il controllo e ora saranno le forze di sicurezza e di polizia a svolgere un’azione di pattugliamento e gestione della tensione. Vanno casa per casa a svolgere ispezioni in cerca di elementi in collegamento con il Fronte Popolare di Liberazione del Tigray (TPLF). Non sappiamo dire cosa sta succedendo nell’area perché ogni contatto è interrotto. Le linee telefoniche, la rete Internet, tutto è bloccato e noi stessi non riusciamo a parlare con il vescovo di Adigrat, con i missionari, i sacerdoti, né con qualsiasi esponente della Chiesa cattolica nella regione. Preghiamo, quindi, affinchè i combattimenti siano veramente conclusi e auspichiamo con ogni forza che torni al calma. La gente merita di vivere in pace”.
La comunità cattolica rappresenta il 2% circa della popolazione e nel Paese riscuote la fiducia di tanti in ambito politico, sociale e religioso. Nel 2019 il cardinal Souraphiel è stato chiamato a presiedere la Commissione nazionale per la riconciliazione e la pace voluta dal primo ministro Abiy Ahmed, in seguito vincitore del Premio Nobel. In questa fase delicata, i leader cattolici cercano di offrire un contributo per il ritorno al negoziato.
Spiega padre Teshome Fikre: “I nostri rappresentanti stanno cercando di promuovere pace e dialogo a tutti i livelli. Innanzitutto è importante incoraggiare pace dal basso perché i cittadini non ricorrano alla violenza. Auspichiamo che venga ascoltato l’appello lanciato da Papa Francesco che durante l’Angelus ha pregato e ricordato le sofferenze del popolo etiope. La Chiesa cattolica prega incessantemente per una pace duratura nel Paese, accanto a comunità di altre fedi. Inoltre siamo impegnati a portare aiuti decine di migliaia di persone in grave emergenza. Abbiamo mobilitato tutte le organizzazioni caritatevoli cattoliche e siamo in contatto con altre ONG per garantire la sussistenza e l’accesso agli aiuti umanitari. La comunità internazionale ha aperto un dialogo con lo Stato etiope che di recente ha consentito l’accesso degli operatori umanitari”.
Il sacerdote non dimentica “tutti coloro che hanno varcato i confini e stanno vivendo in condizioni precarie e in pericolo in Paesi limitrofi”: sono infatti oltre 40mila i profughi etiopi che hanno trovato rifugio in Sudan. E conclude: “Speriamo che l’appello del Papa abbia effetto e che si prendano decisioni sagge per il bene di tutti.”
(LA) (Agenzia Fides 5/12/2020)


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