ASIA/THAILANDIA - La protesta delle "anatre gialle": democrazia e meno privilegi alla Corona

sabato, 28 novembre 2020 giovani   studenti   società civile   politica  

Bangkok (Agenzia Fides) - Il movimento studentesco lancia l’ennesima sfida al premier Prayut Chan-o-Cha. I giovani dimostranti che, dal febbraio scorso, chiedono le dimissioni del suo governo, una riforma della Costituzione e il ridimensionamento del potere del re, si sono dati appuntamento ieri, 27 novembre, nel cuore di Bangkok. Alle ormai rituali anatre gialle di plastica, che compaiono a ogni raduno, per simboleggiare lo sberleffo agli idranti della polizia, si sono aggiunte le immagini dei vari generali golpisti che hanno attraversato la storia della Thailandia, per indicare la richiesta di democrazia e il rifiuto a priori di un intervento militare . Finora, a parte qualche caso sporadico non c'è stata violenza diffusa. Gli osservatori hanno registrato una reazione della polizia contro i manifestanti nella giornata del 17 novembre. Su quel frangente tredici organizzazioni di difesa dei diritti umani – come Amnesty International, Human Rights Watch, Asia Democracy Network e Asian Forum for Human Rights and Development - hanno scritto al governo stigmatizzando la violenza su giovani inermi e pacifici. La polizia ha risposto che l’utilizzo degli idranti si è reso necessario per impedire l’acceso ai manifestanti, per lo più studenti di licei e università, ad alcuni luoghi sensibili e istituzionali.
Il movimento ha iniziato a contestare anche i privilegi della Corona. Il 25 novembre il movimento Free Youth aveva convocato la piazza per marciare sulla sede del Crown Property Bureau, l’ufficio che gestisce i beni di proprietà della corona e che dal 2017, per diretto volere del re, è sotto il suo controllo: la scelta di Rama X, salito al trono nel 2016 alla morte del padre Bhumibol Adulyadej (Rama IX), è stata avallata da Prayut ma a molti tailandesi non è piaciuta. La polizia aveva circondato l’edificio con barriere di filo spinato e sembrava pronta a difenderlo con ogni mezzo: Prayut aveva anticipato che, di fronte a atti di violenza, il governo avrebbe utilizzato però tutte le leggi del regno per contenere la protesta. I dimostranti hanno allora deciso di cambiare obiettivo, spostandosi davanti alla sede della Siam Commercial Bank (Scb), nel distretto di Chatuchak, concludendo poco dopo le 9 di sera la manifestazione. La scelta della banca era simbolica, visto che il Crown Property Bureau è uno dei principali azionisti della Scb.
La manifestazione di ieri, 27 novembre, doveva poi simboleggiare la protesta contro possibili golpe: eventualità, questa, respinta prima del raduno anche dal capo delle Forze armate generale Narongphan Jitkaewtae.
Se la reazione della polizia finora è sempre stata relativamente morbida, il Premier ha citato la nota legge che riguarda la diffamazione della monarchia (lesa maestà), reato gravissimo per cui si rischia, anche solo per una frase, una condanna a 15 anni di carcere. Oltre dieci leader della protesta sono stai interrogati dalla polizia proprio sulla base dell’articolo 112 del Codice penale che punisce chi offende la casa reale: c’è la possibilità che questo porti a un'incriminazione o a una condanna. Il timore è che la legge venga applicata in maniera diffusa, anche solo per mettere in guardia chi scende in piazza, in un Paese dove la monarchia gode effettivamente di un sistema legislativo di protezione che non ha eguali al mondo.
Una nuova manifestazione è prevista anche per oggi, 28 novembre, e un’altra domani, 29 novembre: con le immancabili papere gialle e altre raffigurazioni giocose ormai simboli costanti di ogni raduno.
(PA) (Agenzia Fides 28/11/2020)


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