AFRICA/NIGERIA - “Respingiamo le provocazioni e gli incitamenti all’odio lanciati attraverso i social media” esorta l’Arcivescovo di Lagos

sabato, 31 ottobre 2020 vescovi   violenza  

Abuja (Agenzia Fides) - “Da giorni si assiste a una serie di provocazioni in rete a attraverso i social di gente che soffia sul fuoco delle divisioni etniche e religiose per creare confusione e caos e approfittarne. Circolano video in cui si invita l’etnia Igbo a lasciare le regioni sud-occidentali della Nigeria entro 48 ore, altri in cui si parla di un centro ecumenico dato alle fiamme o di una moschea attaccata da estremisti. Tutte queste notizie sono assurde o quanto meno non verificate, ma basta che circolino in rete per creare ulteriore caos, una cosa di cui il mio Paese, in questo delicato momento, non ha davvero bisogno. Per questo, come Arcidiocesi di Lagos, ho scelto di intervenire e di lanciare l’allarme”. Mons. Alfred Adewale Martins, Arcivescovo di Lagos, spiega così all'Agenzia Fides, la decisione di rilasciare un duro comunicato stampa contro i tentativi messi in atto nelle ultime settimane di alimentare le tensioni inter-etniche e interreligiose che mirano ad aizzare gli animi e spingere verso lo scontro.
“Come è scritto nel documento, siamo molto preoccupati per questa situazione di confusione che complica o fa deragliare il percorso verso una nuova Nigeria. L’Arcidiocesi di Lagos ha voluto aggiungere la sua voce nella condanna di questo messaggio divisivo e rivolgersi ai giovani perché non permettano all’odio di prevalere, specie in questo momento”. L’intervento della Chiesa della capitale commerciale della Nigeria, giunge in un periodo particolarmente delicato per la città e il Paese tutto.
Hanno destato molto scalpore le risposte delle forze dell’ordine alle violenze scatenatesi in occasione delle manifestazioni organizzate dai giovani a Lagos e in tutto il Paese, per chiedere la riforma delle forze di sicurezza, oltre a radicali riforme nel Paese, culminate, il 20 ottobre, con sparatorie che hanno provocato diversi feriti tra i manifestanti e, secondo Amnesty International, 12 morti.
“Da molti anni la gente si lamenta dell’atteggiamento delle forze speciali della polizia” spiega l’Arcivescovo. “Si contestano brutalità, eccessi, ferimenti e anche uccisioni, oltre a corruzione diffusa. Nelle ultime settimane moltissimi giovani sono scesi in piazza per protestare contro la violenza e per richiedere riforme. Le manifestazioni sono state organizzate nei minimi dettagli e i giovani si sono comportati benissimo, in maniera totalmente pacifica, hanno portato e offerto cibo a tutti i manifestanti giunti da ogni angolo del Paese e provveduto a un servizio d’ordine. Hanno posto domande ben chiare al governo che inizialmente le ha recepite e promesso di rispondere.
Poiché, però, una risposta governativa tardava a venire, le proteste sono proseguite fino al 20 ottobre, giorno in cui l’esercito è intervenuto sparando. È importante distinguere le proteste pacifiche dalle violenze e dai saccheggi che si sono susseguiti. Le manifestazioni, infatti, erano proprio state organizzare per dire no alla violenza. Ora gli scontri si sono fermati (è stato proclamato il coprifuoco di 24 ore il 21 ottobre, ndr) e anche le proteste. Ma il governo non può ignorare quanto è successo, di certo non i feriti ricoverati in ospedale” conclude. (L.A.) (Agenzia Fides 31/10/2020)


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