EUROPA/SPAGNA - Condannato il mandante ed esecutore del massacro dei gesuiti all’UCA nel 1989

sabato, 12 settembre 2020 martiri   politica   evangelizzazione   promozione umana   gesuiti   diritti umani  

Madrid (Agenzia Fides) - L’Audiencia Nacional di Madrid ha condannato a 133 anni e 4 mesi di carcere l’ex colonnello e viceministro Inocente Orlando Montano Morales come uno dei mandanti ed esecutori del massacro perpetrato dalle Forze armate salvadoregne nel campus dell'Università Centroamericana José Simeón Cañas (UCA), il 16 novembre 1989, in cui furono uccisi il Rettore, Ignacio Ellacuría, e i sacerdoti Armando López. Juan Ramón Moreno, Segundo Montes e Ignacio Martín Baró, tutti gesuiti spagnoli. Montano è stato riconosciuto colpevole anche dell’uccisione del gesuita salvadoregno Joaquín López, della cuoca Julia Ramos e di sua figlia Celina, avvenuta nella stessa circostanza, ma non può essere condannato per questi ultimi crimini, in quanto non rientrano nell’estradizione dell’imputato, concessa nel 2017 dagli Stati Uniti.
Soddisfazione è stata espressa dalla provincia spagnola dei gesuiti per la sentenza riguardante “i martiri dell’UCA”, come sono ormai conosciuti. Congratulandosi con le organizzazioni per i diritti umani e con i familiari delle vittime, che hanno promosso il processo in Spagna, il Superiore provinciale P. Antonio Espana, nel messaggio pervenuto all’Agenzia Fides auspica che la sentenza “faciliti il lavoro della giustizia in El Salvador”, favorendo il riconoscimento alle vittime, la riconciliazione del paese e la pace. “La Compagnia di Gesù in Centroamerica e la UCA – prosegue – continueranno a lavorare, come hanno fatto finora, per un giusto giudizio in El Salvador, come annunciato nel comunicato congiunto emesso il 7 giugno” (vedi Fides 8/6/2020). Infine ricorda che i gesuiti hanno espresso la disponibilità a perdonare quanti hanno pianificato e realizzato questo orrendo crimine, “ma è necessario che prima si riconoscano i fatti, si metta in luce la verità e si individuino le corrispondenti responsabilità”.
Anche la Universidad Centroamericana José Simeón Cañas (UCA) dopo la sentenza ha pubblicato un comunicato, inviato a Fides, in cui ribadisce tra l’altro l’importanza che “il giudizio relativo alla matrice intellettuale del massacro dei gesuiti e dei loro collaboratori, sia fatto in El Salvador”. Le prove e le testimonianze esaminate durante il processo in Spagna hanno reso evidente “il sistema di occultamento e impunità che ha guidato le Forze Armate, e in certo modo lo stato salvadoregno, di fronte alle gravissime violazioni dei diritti umani commesse durante la guerra civile”. Dal processo è emerso con chiarezza che le Forze armate, e in particolare la Scuola militare del 1966, sono state “una macchina criminale e occultatrice dei gravi attentati contro la cittadinanza salvadoregna e lo stato di diritto, appropriandosi di un potere di fatto che oltrepassa i diritti e le funzioni assegnatigli dalla costituzione”.
La UCA auspica che questa sentenza aiuti la coscienza nazionale e la giustizia salvadoregna “a fare passi concreti verso la verità e la giustizia, non solo nel caso dei gesuiti, ma anche in tutti i casi pendenti di gravi violazioni dei diritti umani”. “Le condanne giudiziarie per omicidio o terrorismo non sono mai motivo di gioia” prosegue il testo, comunque costituiscono “un riconoscimento formale, legale e democratico della verità e uno stimolo e una garanzia perché non si ripetano tali atti inumani”.
Ribadedo che “il cammino di riparazione passa attraverso la conoscenza della verità, la pratica della giustizia e il perdono”, l’UCA sottolinea che continuerà il suo lavoro “per contribuire a una nuova realtà dove l’amore, la riconciliazione e la giustizia siano i valori essenziali”. (SL) (Agenzia Fides 12/9/2020)


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