ASIA/BANGLADESH - Un Gesuita: "Sofferenza e paura tra i rifugiati Rohingya, che ricorrono ai trafficanti di esseri umani"

sabato, 29 agosto 2020 diritti umani   rifugiati   rohingya   tratta esseri umani   coronavirus  

Cox's Bazar (Agenzia Fides) - "Non va dimenticata la difficile situazione di oltre 850.000 rifugiati Rohingya che, mentre è in corso la pandemia di Covid-19, vivono in un 'limbo' nei 34 campi istituiti dall'Alto Commissariato Onu per i rifugiati (UNHCR) e dall'Organizzazione internazionale per le Migrazioni (OIM) a Cox's Bazar, in Bangladesh": lo dice all'Agenzia Fides il Gesuita indiano padre Jeyaraj Veluswamy, impegnato a livello sociale e pastorale tra i profughi Rohingya in Bangladesh. "Sebbene l'attenzione globale sia tutta sulla pandemia, vorrei ricordare che il 25 agosto scorso è stato il terzo anniversario dell'esodo di massa dei profughi dal Myanmar al Bangladesh, iniziata nel 2017" rileva. Nello stato di Rakhine. e in tutto il Myanmar, l'anniversario passato sotto silenzio anche perché, nota il gesuita "Myanmar si va verso le elezioni generali, previste l'8 novembre 2020, e tutte le forze in campo sono concentrate i su quell'appuntamento".
Secondo il religioso , in una nazione così etnicamente diversificata come il Mynamar (14 tra stati e regioni, 135 gruppi etnici), spicca il caso degli oltre 1,2 milioni di rifugiati Rohingya fuggiti in Bangladesh, che oggi si ritrovano anche a subire l'impatto della pandemia Covid-19: "Al momento domina la paura tra le famiglie Rohingya ed è difficile prendere precauzioni per proteggersi dal virus", osserva.
Secondo fonti locali, al 13 agosto nei campi Rohingya vi erano 79 casi confermati di Covid-19. "Il rischio di un'epidemia è alto: le condizioni di vita in questi campi sono spesso squallide, insicure e a volte da incubo", rimarca p. Veluswamy.
Come riferisce il Gesuita, spinti dalla disperazione, numerosi giovani Rohingya ricorrono ai trafficanti di esseri umani per farsi condurre in altre nazioni come Malaysia, Indonesia pur di fuggire dalla situazione in cui si trovano: "I Rohingya sono indifesi e vulnerabili. per i trafficanti la loro condizione è un affare molto redditizio", afferma .Secondo quanto riportato dalla polizia malaysiana nelle scorse settimane banda di 7 trafficanti stava cercando di traghettare 500 Rohingya sulle coste malaysiane, ma la sorveglianza della guardia costiera ha evitato lo sbarco e arrestato i malviventi.
Secondo i dati dell'OIM, circa 1400 Rohingya sono rimasti bloccati in mare e almeno 130 di loro sono morti fino a giugno del 2020. I trafficanti di esseri umani chiedono 2300 dollari per ogni persona da traghettato sulle coste della Malaysia o dell'Indonesia, le due destinazioni preferite nel sud est asiatico. L'Ong "Fortify Rights" stima che negli ultimi 4 anni circa 168.000 uomini e donne Rohingya sono usciti clandestinamente dallo stato di Rakhine in Myanmar e dai campi di Cox's Bazar . (SD-PA) (Agenzia Fides 29/8/2020)


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