AMERICA/MESSICO - Se il virus non conosce confini: la carovana verso gli USA non si ferma

martedì, 2 giugno 2020 coronavirus   sanità   chiese locali   famiglia   migranti  

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Una carovana verso gli USA che non viene fermata...

Mexicali (Agenzia Fides) - Si tratta della frontiera sud della California, negli Stati Uniti, dove arrivano tanti cittadini degli Stati Uniti che vivono in Messico per motivi diversi. Pensionati soli o anche con la loro famiglia, che per lavoro o per la vita sociale continuano a vivere in Messico, dinanzi all'emergenza sanitaria e con la notizia che gli ospedali in Messico sono al collasso dinanzi al Covid, adesso sono ripartiti verso la California.
Mexicali, la capitale della Baja California, ha il terzo numero più alto di casi confermati di Covid-19 in Messico, mentre i suoi principali ospedali sono occupati a più dell'80% della loro capacità.
Altre regioni di confine della California sono pesantemente trafficate, con migliaia di camion e di lavoratori che le attraversano ogni giorno avanti e indietro. Le infezioni nella città di Imperial sono in aumento e il numero di casi confermati di coronavirus è triplicato durante il mese di maggio. Il capo dei vigili del fuoco di Mexicali, Rubén Osuna, ha spiegato alla stampa che i suoi paramedici a volte devono aspettare ore per consegnare sospetti pazienti Covid-19 agli ospedali perché i pronto soccorso sono sovraffollati. Alcuni non riescono ad accedere, tre o quattro sospetti pazienti affetti da coronavirus muoiono ogni giorno nelle loro case in città.
"È incredibile come questa malattia ci abbia insegnato che i confini non esistono" ha affermato Adolphe Edward, direttore esecutivo del Centro regionale Sanitario. Il personale ospedaliero comprende 60 persone che ogni giorno attraversano il confine da Mexicali per andare al lavoro. Circa 1,5 milioni di americani vivono in Messico e oltre 250.000 di loro vivono in città nel sud della California. Quelle aree sono state le più colpite dal coronavirus rispetto ad ogni altro posto nel territorio messicano.
Più di 300 medici a Tijuana e dintorni sono infetti, secondo Yanín Rendón Machuca, capo del sindacato locale degli operatori sanitari. All'ospedale generale della città, solo un quarto del personale rimane al lavoro. I conducenti di ambulanze a Mexicali a volte aspettano ore mentre gli operatori ospedalieri fanno spazio nei corridoi per ospitare più pazienti con Covid-19. Alcune affollate cliniche pubbliche nella città di confine non accettano più pazienti.
Proprio per la continua crescita di casi in questa zona, l'arcidiocesi di Tijuana ha informato che non aprirà le chiese, che avrebbero dovuto essere riaperte oggi, fino a nuove disposizioni del ministero della sanità. I cattolici, che avevano organizzato un servizio di volontari per assistere i più anziani, non sono stati esclusi dai contagi di Covid 19 nonostante i protocolli di sicurezza predisposti all'inizio della pandemia.
Attraverso i social media si continua a partecipare alla messa e a diversi incontri di riflessione e preghiera, ma i sacerdoti sono sempre andati negli ospedali per portare un messaggio di solidarietà e di amore cristiano ai malati.
In Messico, l'emergenza sanitaria segna 93.500 casi con più di 10 mila decessi, ma queste cifre ufficiali sono inferiore a quanto segnala la stampa del paese.
(CE)(Agenzia Fides 02/06/2020)


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