ASIA/PAKISTAN - Cristiano ucciso per aver usato l'acqua di un pozzo: la Chiesa chiede misure urgenti a tutela delle minoranze

lunedì, 2 marzo 2020 diritti umani   minoranze religiose   persecuzioni   violenza   islam  

Lahore (Agenzia Fides) - “Condanniamo fermamente l'uccisione brutale di Saleem Masih: tale atto di discriminazione e pregiudizio rivela l'ignoranza e il grado di intolleranza delle persone coinvolte nell'uccisione di giovani cristiani”: così p. Qaisar Feroz OFM Cap, Segretario esecutivo della Commissione episcopale per le comunicazioni sociali, commenta all'Agenzia Fides l'episodio dell'omicidio del 22enne Saleem Masih, torturato e ucciso perché reo di "aver contaminato” il pozzo da cui aveva attinto acqua per lavarsi dopo il lavoro. Il giovane, apostrofato con il termine dispregiativo “choora” (sporco, intoccabile), è stato percosso e torturato con una sbarra di ferro rovente. Trasportato all’ospedale di Lahore, capoluogo del Punjab, è deceduto il 28 febbraio, tre giorni dopo l’aggressione subita nel villaggio di Baguyana, all'interno del distretto di Kasur, in Punjab. Prosegue P. Qaisar: "È triste sapere che una persona viene uccisa per essersi lavata ad un pozzo, con l'accusa di aver inquinato l'acqua del pozzo. Saleem si stava sciacquando dopo aver lavorato nei campi agricoli. Urge cambiare questa mentalità: dobbiamo trattare tutti come esseri umani, ma molta gente è piena di odio per i non musulmani. Ora ha perso la vita un altro essere umano".
Sabir Michael, rinomato attivista per i diritti umani e per i diritti delle minoranze, parlando con Fides dichiara: “Esprimo la mia seria preoccupazione per questo incidente perché tali incidenti si verificano in sequenza contro le minoranze religiose in Pakistan che sono socialmente, economicamente e politicamente svantaggiate. Questo omicidio mostra che il governo e le autorità statali sono incapaci di controllare tali discriminazioni e persecuzioni a causa della fede". Michael inoltre afferma: "Noi, come comunità cristiana, chiediamo giustizia per Saleem Masih e chiediamo l'arresto immediato dei colpevoli. Il caso deve essere condotto in un tribunale antiterrorismo: questo è un atto di terrore, non si può uccidere la gente per questioni di tale entità”.
Nasir Saeed, direttore dell'Ong "CLAAS" (Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement) nota a Fides: “Vogliamo che la famiglia di Saleem ottenga giustizia e gli assassini stiano dietro le sbarre. Ma, poiché gli autori del crimine sono persone influenti, non sarà facile, perché la polizia pakistana è spesso di parte quando si tratta di casi tra musulmani e non musulmani". "In questo stesso distretto - ricorda - i coniugi cristiani Shama e Shahzad Masih furono bruciati vivi dopo false accuse di blasfemia nel 2014. Il noto caso di Asia Bibi era simile: la lite iniziò per una fonte d'acqua. Il giovane studente Javed Anjum è stato torturato per cinque giorni per aver bevuto acqua dal rubinetto di una madrasa (scuola islamica), ma non è riuscito a sopravvivere ed è morto dopo 11 giorni in ospedale".
Nasir Saeed rileva che "questo non è un caso isolato, ma tali casi si verificano ogni giorno in tutto il Pakistan e spesso non sono stati riportati dai media. “È necessario prendere provvedimenti e ristabilire la giustizia, fermare la tortura e il trattamento discriminatorio su base religiosa", conclude. (AG-PA) (Agenzia Fides 2/3/2020)


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