VATICANO - L'impegno delle Chiese e dei missionari contro i "trafficanti di umanità", nel nome di Santa Marta

sabato, 8 febbraio 2020 tratta esseri umani   chiese locali   società civile   diritti umani   dignità umana  

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Missionari e consacrati sono in prima linea: il fenomeno della tratta di esseri umani, con il suo tragico e rovinoso impatto su comunità spesso povere e indigenti, a tutte le latitudini, vede le Chiese in Asia, Africa, America e Oceania profondere un vanto e capillare impegno da un lato per salvare le vittime e le persone sfruttate; dall'altro per denunciare le ingiustizie, i criminali, i trafficanti e per costruire società più giuste e fraterne.
In Africa, le diverse Conferenze episcopali sono invitate a creare un apposito ufficio che si occupi della tratta di esseri umani. come raccomandato dalla seconda Conferenza regionale africana "Santa Marta" tenutasi a Nairobi nello scorso autunno. Il gruppo "Santa Marta" è un’alleanza globale di capi delle polizie, Vescovi e comunità religiose che lavorano, in collaborazione con la società civile, nella lotta contro la tratta degli esseri umani, che Papa Francesco ha ben definito “un delitto contro l’umanità”. Il gruppo ha raccomandato alle diverse Conferenze episcopali di collaborare con le autorità di polizia, la magistratura, il dipartimento dell'immigrazione e le forze di polizia per affrontare il triste fenomeno della tratta di esseri umani. Mons. Philip Anyolo, Arcivescovo di Kisumu e Presidente della Conferenza dei Vescovi cattolici del Kenya, ha auspicato “la creazione di partenariati e collaborazioni efficaci con lo scopo di tagliare il cordone ombelicale della tratta di esseri umani e della schiavitù dei nostri giorni”. “Occorre ricordare - afferma il Cardinale Vincent Gerard Nichols, Arcivescovo di Westminster, Presidente del gruppo Santa Mart - che la tratta di esseri umani è un'attività criminale estremamente redditizia e quanti la portano avanti non hanno limiti sia nella loro brama di profitto che nella loro insensibile indifferenza per la dignità delle persone. Devono essere fermati e le vittime salvate, amate e sostenute”.
Nell'Asia del Sud il fenomeno è piuttosto allarmante. Come riferito al'Agenzia Fides, in Bangladesh è accertata la presenza di organizzazioni criminali che assoldano trafficanti locali per cercare giovani donne, spesso nelle comunità tribali e strapparle alle loro famiglie anche con l'inganno o la prospettiva di una vita prospera e felice all'estero. La testimonianza di Ranjita Das, cattolica di 28 anni, lo dimostra: stava tornando a casa dalla scuola, con sua figlia di tre anni. Due donne con il burqa l'hanno fermata dicendole che poteva essere destinataria di un piano di costruzione di case, finanziato dal governo. Le hanno offerto del cibo, ma la donna ha perso i sensi: al risveglio si è ritrovata in un luogo sconosciuto, all'interno di una stanza chiusa a chiave, controllata dal musulmano Athur Rahman Hasan. L'uomo in passato si era spesso presentato al villaggio, dichiarandosi falsamente come membro del governo locale disposto ad aiutare le famiglia bisognose. Il Bangladesh - afferma un messaggio della Chiesa locale inviato al'Agenzia Fides - è una delle aree dell'Asia dove è forte il fenomeno della tratta di esseri umani. Secondo cifre ufficiali, circa 50.000 ragazze bangladesi vengono rapite e portate in India o condotte attraverso l'India ogni anno. Secondo rapporti di polizia, bande di trafficanti umani in Libia e in Iran rapiscono donne bangladesi in cerca di lavoro all'estero e le tengono in ostaggio. Sono soprattutto le persone povere e bisognose a diventare vittime della tratta di esseri umani.
"La tratta di esseri umani è un crimine contro l'umanità. Dobbiamo unire i nostri sforzi per fermare questo crimine, che è diventato sempre più aggressivo, e minaccia non solo gli individui, ma i valori fondanti della società", rileva all’Agenzia Fides Kim Rattana, Direttore esecutivo di Caritas Cambogia e rappresentante della task force anti-traffico della sub-regione del Mekong. "La nostra missione è lavorare per l'eliminazione della tratta di esseri umani, la promozione della dignità umana, la solidarietà globale e l'emancipazione delle persone nella regione del Grande Mekong", afferma, notando che “il fenomeno è sempre più complesso".ì "E' urgente sensibilizzare maggiormente i cittadini sulle questioni relative alla tratta attraverso mostre, condivisione di video, convegni, preghiere interreligiose, marce, messaggi via web", auspica Rattana, che ha portato il tema al centro del "Forum interconfessionale nazionale della Cambogia", cui prendono parte membri del governo nazionale e delle organizzazioni religiose. Enti pubblici e privati, organizzazioni laici e di varie comunità religiose nella nazione del Sudest asiatico si sono impegnati a combattere la tratta e porre fine alla "schiavitù moderna", ha detto Chou Bun Eng, vice presidente della Commissione nazionale per la lotta al traffico di esseri umani. Negli ultimi anni è stato promosso uno sforzo comune e un cammino di dialogo interreligioso per combattere la tratta. La Cambogia, ricorda la Caritas, è paese di transito e di destinazione per uomini, donne e bambini sottoposti a lavoro forzato e traffico sessuale. Adulti e bambini cambogiani migrano verso altri paesi della regione e sempre più in Medio Oriente per lavoro; molti sono sottoposti a lavori forzati o finiscono in condizioni di schiavitù in attività legate ad agricoltura, edilizia, industria e servitù domestica.
“Attività illegali come operazioni di traffico di esseri umani sugli stranieri stanno diventando drammaticamente normali”, affermano, in un messaggio congiunto inviato all'Agenzia Fides, la Caritas e la Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, in Oceania. La Chiesa ha dichiarato il suo intento di collaborare con le forze di polizia già impegnate in questo settore, invitando a studiare adeguatamente il fenomeno tramite un approccio multidisciplinare, per comprendere il problema, le cause, i processi e i gruppi criminali coinvolti. Il traffico di esseri umani in Papua Nuova Guinea è un problema molto complesso: secondo recente Rapporto pubblicato dal giornale locale “Post Courier”, diverse multinazionali straniere svolgono attività non previste nelle loro licenze e perfino contrarie alle leggi della Papua. La Chiesa locale chiede maggiore cooperazione, difesa e sensibilizzazione sulla tratta di esseri umani.
(PA) (Agenzia Fides 8/2/2020)


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