VATICANO - Benedetto XVI commenta il Salmo 122: “I giusti hanno affidato la loro causa al Signore ed egli non rimane indifferente a quegli occhi imploranti, non ignora la loro invocazione, né delude la loro speranza”

mercoledì, 15 giugno 2005

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “Gesù, nel Vangelo, afferma che l’occhio è un simbolo espressivo dell’io profondo, è uno specchio dell’anima (cfr Mt 6,22-23). Ebbene, il Salmo 122, ora proclamato, è tutto racchiuso in un incrociarsi di sguardi: il fedele leva i suoi occhi al Signore e attende una reazione divina, per cogliervi un gesto d’amore, un’occhiata di benevolenza”. Con queste parole il Santo Padre Benedetto XVI ha iniziato oggi la sua catechesi durante l’Udienza generale, soffermandosi a commentare il Salmo 122, “La fiducia del popolo è nel Signore”, Vespri del Lunedì della 3a settimana (Lettura: Sal 122,1-4).
Spesso ritorna nel Salterio l’immagine dello sguardo dell’Altissimo che “si china sugli uomini per vedere se esista un saggio: se c’è uno che cerchi Dio” ha proseguito il Papa. L’immagine del servo e della schiava, “protesi verso il loro padrone in attesa di una decisione liberatrice”, vogliono rappresentare “l’adesione del povero, la speranza dell’oppresso e la disponibilità del giusto nei confronti del Signore. L’orante è in attesa che le mani divine si muovano, perché esse opereranno secondo giustizia, distruggendo il male”.
Alla supplica di un singolo fedele nel Salmo si unisce poi quella dell’intera comunità: “Viene espressa la speranza che le mani del Signore si aprano per effondere doni di giustizia e di libertà. I fedeli hanno bisogno di un intervento di Dio perché si trovano in una situazione penosa di disprezzo e di scherni da parte di gente prepotente”. I giusti hanno affidato la loro causa al Signore “ed egli non rimane indifferente a quegli occhi imploranti, non ignora la loro invocazione, né delude la loro speranza”. (S.L.) (Agenzia Fides 15/6/2005, righe 19, parole 274)


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