ASIA/TURCHIA - I media turchi: l’offensiva militare in Siria non è contro i cristiani

venerdì, 18 ottobre 2019 medio oriente   aree di crisi   chiese orientali   curdi   geopolitica  

Istanbul (Agenzia Fides) – L’intervento militare turco nel nord est della Siria non mira a colpire o penalizzare le comunità cristiane presenti in quell’area, e gli allarmi lanciati a questo riguardo da media e organizzazioni fanno parte della propaganda messa in atto per fomentare sentimenti anti-Turchia e anti- Erdogan nelle opinioni pubbliche di Paesi occidentali. A scendere in campo contro quelle etichettate come campagne di disinformazione sono i media turchi considerati vicini al Presidente Recep Tayyip Erdogan e al suo Partito Akp. In alcuni casi, la “controffensiva” mediatica fa riferimento a situazioni e episodi circostanziati per confutare le tesi - accreditata su alcuni media occidentali – secondo cui le comunità cristiane presenti nella Siria nord-orientale rappresenterebbero un bersaglio mirato dell’offensiva militare turca.
In particolare, secondo quanto riportato da Abdulkadir Selvi, corrispondente del quotidiano turco Hurriyet, miliziani curdi avrebbero lanciato colpi di artiglieria da Tel Abyad contro Agkcakale, collocando i mortai per il lancio dei proiettili tra le chiese e gli edifici che in quella città ospitano istituzioni delle locali comunità cristiane, con l’intento di orientare la prevedibile rappresaglia turca contro quegli stessi edifici e luoghi di culto, e poter così far credere che l’offensiva militare turca era stata scatenate per colpire non solo le milizie curde, ma anche obiettivi cristiani. Altri media turchi come Sabah e Milliyet danno ampio rilievo a comunicati e dichiarazioni diffuse da organizzazioni cristiane siriache e assire operanti spesso fuori dal Medio Oriente – come Assyria TV, canale televisivo con base in Germania, e la World Syriac Federation, con base in Svezia – con l’intendo di denunciare le pressioni messe in atto dai miliziani curdi legati al Partito Democratico Curdo (PYD, braccio siriano del PKK) sulle comunità cristiane della Siria nord-orientale per spingerle a prender parte alla reazione armata contro l’offenziva militare turca.
I media turchi, dall’inizio dell’operazione militare in territorio siriano denominata “Sorgente di pace” (e attualmente sospesa con un “cessate il fuoco” di 5 giorni), hanno gareggiato anche nel pubblicare dichiarazioni di istituzioni e esponenti ecclesiastici che dichiaravano la propria comprensione e il proprio sostegno all’offensiva voluta da Erdogan. Tra gli altri, Mor Gregorius Melki Urek, Metropolita siro ortodosso di Adiyaman, ha ricordato che l'operazione militare era finalizzata a chiudere il “corridoio terroristico” che si stava formando a sud-est del confine turco con la Siria. Mentre l’Arcivescovo armeno apostolico Sahak Masalyan – attualmente incaricato di coordinare il processo in corso per l’elezione del nuovo Patriarca armeno di Costantinopoli – ha ribadito che l’autorità del Patriarcato “si schiera a fianco della pace”, aggiungendo che “purtroppo, l’instaurazione della pace non può essere realizzata sempre con mezzi pacifici” (GV) (Agenzia Fides 18/10/2019). .


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