AFRICA/SUDAFRICA - Disuguaglianze sociali e "discorsi di odio" alla radice delle violenze xenofobe

sabato, 12 ottobre 2019 società civile   diritti umani  

Johannesburg (Agenzia Fides) - Diseguaglianze profonde, mancanza di servizi, politici spregiudicati: è questo il mix esplosivo che ha innescato le violenze xenofobe in Sudafrica. Un fenomeno, quello della xenofobia contro i migranti, che torna ciclicamente con raid che distruggono case, negozi, piccole officine e lasciano sul terreno decine di vittime. «Dopo gli attacchi dei primi giorni di settembre che hanno causato decine di morti- spiega a Fides Pablo Velasquez, religioso Scalabriniano che lavora nelle periferie di Johannesburg - in città è tornata la calma, ma c’è ancora tanta paura. Ho trascorso qualche periodo in un campo profughi irregolare dove vivono zimbabweani, mozambicani, somali, etiopi, nigeriani, ghanesi, congolesi. Qui ho toccato con mano la paura. La gente non si fida a lasciare l’area e ad andare in città per vendere le loro povere merci. Temono di essere maltrattate, picchiate, che le loro cose siano distrutte».
Ma da dove nasce tutto quest’odio verso lo straniero? Non c’è una ragione sola, ma un insieme di ragioni. «Vent’anni di democrazia - continua padre Pablo - non hanno risolto i problemi del Paese. Le differenza tra i ricchi, la maggior parte dei quali bianchi, e i poveri è tuttora enorme. La disoccupazione è altissima (ufficialmente è al 30%, ma probabilmente è più elevata, ndr). In molte zone rurali mancano i servizi di base: acqua, elettricità, linee telefoniche, gas, strade, scuole. Il problema della casa è molto sentito. Tutto ciò provoca forti tensioni».
Molti sudafricani si spostano infatti dalla campagna alle township (le baraccopoli) delle grandi città. Qui incontrano gli immigrati, altrettanto poveri. «In molti sudafricani neri - osserva padre Pablo - è ancora vivo il senso di inferiorità imposto per decenni dal regime di segregazione dei bianchi boeri. Il fatto di essere stati sempre trattati come 'cittadini di serie B' fa sì che la loro frustrazione si riversi sui immigrati che oggi sono gli ultimi degli ultimi. Molti sudafricani vedono nei nuovi arrivati un nuovo nemico di combattere perché poyrebbero sottrarre loro le poche risorse a disposizione. Così scattano violenti pogrom che distruggono le attività dei migranti e, in alcuni casi, arrivano a uccidere gli stranieri».
Alcuni politici locali, in cambio dei voti, soffiano sul fuoco dell’intolleranza. Spiega il sacerdote: «Alcuni politici accendono l’odio e istigano alle violenze. Penso, per esempio, a Jules Malema, capo degli Economic Freedom Fighter, una formazione di estrema sinistra, che prima ha accusato gli immigrati di ogni nefandezza e poi ha rivolto le sue parole di fuoco contro i bianchi. Distilla odio che permea nella società e infuoca gli animi. La Chiesa cattolica, pur minoritaria nel Paese, ha levato il suo grido contro questi atti xenofobi. Mons. Buti Tlhagale, Arcivescovo di Johannesburg ha paragonato la xenofobia al nazismo. Ha ragione. Se non fermiamo subito questi atti ci troveremo di fronte a una violenza senza pari». (ES) (Agenzia Fides 12/10/2019)


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