EUROPA/SPAGNA - "La ricerca con cellule madri adulte ha dimostrato che esse hanno una capacità reale di curare malattie che non si è ottenuto con le cellule embrionali. Perché ricorrere a qualcosa che implica tanti problemi etici, avendo un'alternativa efficace ?”: la Dottoressa Gádor Joya a Fides

sabato, 11 giugno 2005

Madrid (Agenzia Fides) - “L'embrione è, dal preciso istante del suo concepimento, un essere umano che possiede la stessa dignità e gli stessi diritti che ha la persona già nata. E ciò non avviene a partire dai 14 giorni di vita, come molti vogliono fare credere, utilizzando il termine preembrione, che è stato rifiutato da un ampio settore della comunità scientifica” afferma all’Agenzia Fides la Dottoressa Gádor Joya Verde, medico pediatra e portavoce della piattaforma 'Hayalternativas', (www.hayalternativas.org) della Spagna. “Dal momento del suo concepimento, l'embrione ha un'identità che lo fa diventare un essere umano singolo.”
Perciò - continua la dottoressa - “il fatto che un embrione possa essere creato secondo i desideri di una terza persona, per soddisfare determinate ansie di conoscenza scientifica o un falso diritto di paternità, suppone il disporre della vita umana e manipolarla, trasformandola in un semplice mezzo per ottenere il fine”.
Secondo la dottoressa Gádor “il fatto che un bambino venga a questo modo condannato a non avere mai un riferimento ed un'identità genetica, suppone che fin dall'inizio stiamo negando qualcosa a cui ogni essere umano ha diritto”.
Inoltre, secondo la Dottoressa, esistono altre alternative più efficaci che tuttavia non si usano. Per esempio “la ricerca con cellule madri adulte ha dimostrato che queste hanno una capacità reale di curare malattie, cosa che non si è ottenuto ancora con le cellule embrionali”. “Perché allora, ricorrere a qualcosa che implica tanti problemi etici, avendo un'alternativa efficace alla nostra portata ?” si domanda Gádor Joya.
Un altro problema importante che si è posto nella ricerca con cellule madri embrionali è la creazione di embrioni per poi distruggerli, problema che implica “il rischio di entrare in una china scivolosa, come nel caso della Spagna, dove si permette la selezione embrionale, in modo che si permetta di sopravvivere solo a quell’essere umano che non possieda nessuna malattia, e dove si propone di eliminare quegli embrioni che, pur essendo sani, possano trasmettere qualche tipo di malattia, o quelli che non servono per curare un fratello già vivo”.
Per tutto ciò, conclude la dottoressa, “non si deve permettere la ricerca con embrioni né la loro manipolazione, perché ciò suppone di attentare alla dignità della persona nella fase più incipiente della sua vita. Dobbiamo lottare per la difesa del non-ancora-nato dal momento del suo concepimento, ne va del futuro della nostra società”. (RG) (Agenzia Fides 11/6/2005, righe 29, parole 394)


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