ASIA/LIBANO - Nuove polemiche dopo l'annullamento del concerto della band libanese Mashrou ‘Leila

sabato, 10 agosto 2019 giovani   chiese locali   società civile   comunicazioni sociali   musica   pluralismo  

Beirut (Agenzia Fides) La cancellazione del concerto della rock-band libanese Mashrou ‘Leila dal programma del Festival internazionale di Byblos continua a alimentare discussioni, mobilitazioni e polemiche che coinvolgono anche le Chiese e le autorità religiose del Paese dei Cedri.
Il concerto cancellato dei Mashrou ‘Leila si sarebbe dovuto svolgere a Byblos nella serata di ieri, venerdì 9 agosto. Dopo la cancellazione, giovani e adulti hanno accolto a migliaia l’invito di recarsi a Hamra per partecipare a un happening musicale che ha visto la partecipazione di tutti i cantanti e i gruppi musicali desiderosi di manifestare la propria solidarietà ai Mashrou ‘Leila. Il concerto, trasmesso in diretta su alcuni canali televisivi terrestri, e finanziarto con una raccolta di fondi lanciata attraverso le reti sociali, si è di fatto trasformato in una manifestazione di protesta contro i limiti della libertà di espressione. Attori, registi e artisti popolari hanno preso parola per esprimere loro disaccordo rispetto alla cancellazione imposta delle autorità. In molti interventi sono stati lanciati slogan che rivendicavano senza distinzioni l’urgenza di mobilitarsi per la difesa dei diritti degli artisti, degli omosessuali e dei rifugiati.
Nelle discussioni dilagate sui social media, giornalisti, politici e anche membri di comunità eccliesiali e religiose hanno sottolineato il fatto che la proibizione del concerto ha avuto l’effetto di esacerbare sentimenti polemici nei confronti della Chiesa. Altri hanno ribadito che la scelta di cancellare il concerto era giusta, visto che gli esponenti della band avevano assunto in passato pose offensive nei confronti dei semboli della fede cristiana. In un dibattito televisivo, il Mufti Ahmad Taleb ha definito la vicenda come un segno della mancanza di educazione e di adeguata cultura religiosa nella società libanese, pur fortemente condizionata dalle diverse appartenenze confessionali declinate in chiave identitaria. "La libertà deve prendere in considerazione il contesto dove viene esercitata", ha aggiunto il Mufti Taleb citando l’Imam Musa al-Sadr, scomparso nel 1978.
Il sacerdote libanese Fadi Daou, dell’associazone Adyan, ha citato il documento sulla Fratellanza firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di al Azhar ad Abou Dhabi per sottolineare che le religioni non sono contro la libertà, ma contro la strumentalizzazione dei contenuti religiosi per minacciare e offendere la fede religiosa degli altri.
Il Ministro del Turismo libanese, Avedis Guidanian, ha ribadito che nonostante la i provvedimenti governativi presi per impedire la diffusione di messaggi e contenuti artistici controversi, il Libano rimane uno spazio di libertà.
La cancellazione del concerto dei Mashrou ‘Leila era stata chiesta anche dal vescovado di Jbeil (nome arabo di Byblos) che dal Centro d’informazione cattolico. Nella controversia si erano registrate anche interventi di sigle politiche come le Forze Libanesi. gli organizzatori del Festival di Byblos hanno annunciato martedì 30 luglio che l’esibizione dei Mashrou’Leila era stata tolta dal programma della kermesse, per tutelare l’ordine pubblico, evitare incidenti e «spargimenti di sangue»
Formatasi presso la American University di Beirut, la Band si è fatta conoscere negli ultimi anni per i contenuti polemici delle sue canzoni e per le controversie provocate su argomenti come l’omosessualità e la convivenza tra diverse identità religiose. All’annunciod el concerto, poi cancellato, sui social si erano moltiplicati gli attacchi nei confronti dei membri della formazione musicale, accusati di aver diffuso pose e testi offensivi nei confronti della fede cristiana e anche di incitare alla perversione e all’occultismo. Mentre sul lato opposto altri commentatori e altre sigle, come “Proud Lebanon” (organizzazione che vuole affermare i diritti dei gruppi LGBT in Libano), avevano deplorato gli attacchi e le minacce contro Mashrou ’ Leila come espressione di un oscurantismo volto a colpire la libertà d’espressione. (PR)(Agenzia Fides 10/08/2019)


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