AFRICA/CAMERUN - “Ho passato tutta la notte a recitare il rosario” racconta l’Arcivescovo di Bamenda rapito dai separatisti

sabato, 6 luglio 2019 vescovi   gruppi armati   sequestro  


Yaoundé (Agenzia Fides) - “Ho detto loro che non possono raggiungere i loro obiettivi praticando il male, perché il male non può che condurre al male” ha raccontato in un’intervista alla televisione nazionale del Camerun, Sua Ecc. Mons. Cornelius Fontem Esua, Arcivescovo di Bamenda, nel nord-ovest del Camerun, che era stato rapito il 25 giugno e liberato il giorno successivo.
Mons. Cornelius Fontem Esua stava tornando da un giro pastorale per alcuni giorni quando la sua vettura è stata bloccata da un gruppi di ribelli secessionisti (amba-boys), nei pressi del villaggio di Belo-Njikwe.
Mons. Esua ha cercato di spiegare ai separatisti che doveva tornare nell'arcidiocesi dopo 5 giorni di assenza e ha cercato di rimuovere fisicamente la barriera collocata sulla strada, come aveva fatto con altri quattro posti di blocco dei ribelli.
"All’improvviso un gruppo di secessionisti in moto è arrivato urlando e minacciando. Volevano brutalizzare il mio autista. Ho detto loro di non toccarlo e che se volevano prendersela con qualcuno, avrebbero dovuto prendersela con me” ha detto l’Arcivescovo, che è stato catturato ma ha detto che è stato trattato bene dai suoi carcerieri, dei giovani sui 25 anni. “Ho passato tutta la notte a recitare il Rosario” ha detto Mons. Esua, che il giorno successivo, è stato liberato, dopo aver avuto una conversazione telefonica con il “generale” che guidava il gruppo ribelle. “Gli ho detto che non possono raggiungere i loro obiettivi praticando il male, perché il male non può che condurre al male. E Dio non sarà in grado di ascoltare le loro preghiere se continuano a operare il male. Perché non dobbiamo fare agli altri ciò che non vogliamo che sia fatto a noi” ha raccontato l’Arcivescovo.
Dal 2016 il nord-ovest e il sud-ovest del Camerun sono in preda ad una crisi secessionista nata dalla richiesta delle popolazioni locali anglofone di potere utilizzare la lingua inglese al posto di quella francese a scuola e nei tribunali. La protesta è degenerata in un movimento indipendentista che si scontra con l’esercito regolare. Finora i tentativi per risolvere la crisi sono falliti. (L.M.) (Agenzia Fides 6/7/2019)


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