AFRICA/ERITREA - I Vescovi: non recidere la collaborazione offerta dalla Chiesa per il bene della nazione

venerdì, 21 giugno 2019 sanità   libertà religiosa   minoranze religiose   promozione umana   sviluppo  

Asmara (AgenziaFides) - "Persone inviate dallo Stato si sono presentate a chiedere la consegna delle strutture sanitarie della Chiesa cattolica; un fatto che non riusciamo a comprendere né nei suoi contenuti, né nei suoi modi". Così i Vescovi cattolici eritrei esprimono, in una lettera inviata ad Amna Nurhsein, Ministro della Salute, tutta la loro perplessità e il loro rammarico nei confronti della decisione del Governo nazionale di chiudere i centri medici cattolici (vedi Fides 15/6/2019)
Nella lettera, pervenuta all'Agenzia Fides, i Presuli ricordano gli anni di servizio e collaborazione della Chiesa cattolica a favore del bene della popolazione locale: "In alcuni centri, i soldati sono stati visti intimidire il personale a servizio delle nostre strutture sanitarie, costringere i pazienti a evacuare i locali, e sorvegliare le case dei religiosi. Come è possibile che simili fatti si verifichino in uno Stato di diritto? È così che questo Stato recide di colpo, senza un gesto di riconoscimento, una collaborazione che la Chiesa gli ha offerto per decenni, per il bene del popolo e della nazione?".
Stigmatizzando la decisione del governo, i Vescovi scrivono: "Dichiariamo che non consegneremo di nostra volontà e disponibilità le nostre istituzioni e quanto fa parte della loro dotazione. Diverse nostre strutture sanitarie sono situate all’interno delle nostre case religiose: ora, requisire le prime senza violare la libertà e lo spazio vitale delle seconde, è impossibile. Privare la Chiesa di queste e simili istituzioni vuol dire intaccare la sua stessa esistenza, ed esporre alla persecuzione i suoi servitori, i religiosi, le religiose, i laici".
Il governo eritreo non ha però colpito solo la Chiesa cattolica. Dal paese dell’Africa orientale continuano a giungere notizie di arresti di fedeli delle Chiese pentecostali (poste fuorilegge all’inizio degli anni 2000). Sarebbero almeno trenta i fedeli arrestati nella scorsa settimana, un centinaio dall’inizio dell’anno. I gruppi religiosi "non ufficiali" secondo il governo eritreo sono considerati strumenti di sovversione, e per questo non tollerati; stesso discorso vale per tutte le organizzazioni della società civile che non sono allineate alle direttive del regime di Asmara. La stessa Chiesa copta di Eritrea, che nel Paese ha radici profondissime, da anni ha rapporti travagliati con potere politico. Nel 2007, l’allora patriarca copto Antonios venne deposto per volere del presidente Isayas Afewoki, che governa la nazione dal 1993, anno dell’indipendenza e delle prime e fino a oggi uniche elezioni presidenziali. (EC) (Agenzia Fides 21/6/2019)


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