AFRICA/SUDAFRICA - Ondata xenofoba in vista delle elezioni: il detonatore è la povertà

giovedì, 25 aprile 2019

newsva

Durban (Agenzia Fides) - Una nuova ondata xenofoba colpisce il Sudafrica, mentre non cessano gli attacchi contro comunità straniere a Durban. Bande di sudafricani, per lo più gente poverissima e senza lavoro, si scagliano contro le abitazioni, i negozi e le attività degli immigrati. Di recente, decine di persone – molte del Malawi – sono state costrette a lasciare le loro case da una folla inferocita che ha saccheggiato tutto. Non è la prima volta che scoppiano questi rigurgiti di odio verso gli stranieri in un Paese, come il Sudafrica, che si pensava fosse vaccinato contro il virus del razzismo dopo decenni di regime segregazionista.
“La xenofobia – spiega a Fides padre Filippo Ferraro, missionario scalabriniano in Sudafrica – è un fenomeno complesso nel quale rientrano ragioni di carattere politico ed economico. È un tema serio che tocca migliaia di persone e che potrebbe essere risolto attraverso profonde riforme che incidano nel tessuto sociale”.
Il Sudafrica è una nazione potenzialmente ricca. Ha un buon tessuto industriale e grandi risorse minerarie (platino, oro, diamanti). Se fossero attuate politiche di redistribuzione, avrebbe quindi i mezzi per crescere in modo equilibrato e far uscire dalla miseria quel 20% della popolazione che vive sotto la soglia della povertà.
“Dalla fine dell’apartheid (1994) – continua padre Filippo – la politica non è stata in grado di dare una svolta profonda all’economia nazionale e di venire incontro alle esigenze dei più poveri. Le township sono ancora abitate da persone che vivono con pochissime risorse. L’impatto con l’arrivo di migliaia di migranti rappresenta quindi una miscela esplosiva. I sudafricani poveri vedono come fumo negli occhi questi nuovi arrivati. Anche se, da una nostra ricerca, emerge che gli immigrati, aprendo negozi e piccole attività, sono un motore di sviluppo che aiuta anche i sudafricani”.
Nelle violenze, spesso vengono distrutte le abitazioni e le imprese dei migranti. Di fronte a questi attacchi la politica ha un atteggiamento ambiguo. Le alte cariche istituzionali condannano gli attacchi. Molti esponenti politici però soffiano sul fuoco. “Non è un caso che gli attacchi tornino proprio con l’avvicinarsi delle elezioni che si terranno il 7 maggio” continua padre Filippo. “Molti candidati, per ottenere facili consensi, contrappongono i sudafricani ai migranti. Le persone più umili si fanno convincere da questi argomenti e gli animi si accendono. Va tenuto anche conto che in Sudafrica, come in molti altri Paesi africani, il voto è molto legato all’etnia. Quindi, elettoralmente parlando, funziona molto, purtroppo, la contrapposizione con chi non appartiene al proprio gruppo sociale”.
A livello parlamentare si sta cercando di restringere le maglie degli arrivi, rendendo più difficile il riconoscimento dello status di rifugiato. “La legge sul diritto di asilo è molto liberale mentre quella sui migranti è molto restrittiva”, osserva padre Filippo. “Così molti migranti fanno richiesta di asilo e il sistema sta collassando con tempi di attesa sempre più lunghi per il riconoscimento della protezione umanitaria. Si creano sacche di migranti in attesa di una risposta e di migranti illegali. In questi mesi è tornata d’attualità nel dibattito politico una stretta sugli ingressi. Vedremo a cosa porterà”. (EC) (Agenzia Fides 25/4/2019)


Condividi: