ASIA/LIBANO - Il Patriarca maronita: i cristiani in Medio Oriente non hanno bisogno di “protezioni”

sabato, 23 marzo 2019 medio oriente   chiese orientali   geopolitica   islam   sciiti   sunniti   rifugiati   minoranze religiose  

foto Stefania Falasca

Beirut (Agenzia Fides) - Una certa cultura occidentale “sostiene che le diverse comunità religiose «non possono convivere». E ci sono poteri che anche per promuovere questa idea «impongono guerre. Pagano, mandano armi, sostengono terroristi, distruggono Paesi». I cristiani del Medio Oriente ne pagano il prezzo, perché molti musulmani identificano Occidente e cristianesimo, e per loro tutto quello che arriva dall’ Occidente, «cultura, politica, economia, massmedia, guerra, si chiama cristiano». Lo ha detto il cardinale Bechara Boutros Rai, Patriarca della Chiesa maronita, ricevendo giovedì 21 marzo nella sede patriarcale di Bkerké un gruppo di giornalisti e operatori della comunicazione europei che avevano preso parte a una visita del Libano organizzata dall’Opera Romana Pellegrinaggi. Il Primate della Chiesa maronita ha sottolineato che nell’attuale congiuntura storica conviene ripetere a voce ancora più alta che i cristiani in Medio Oriente non cercano e non hanno bisogno di protezioni “esterne”, e occorre anche smetterla di utilizzare la categoria di “minoranza cristiana” per definire la loro condizione.
Buona parte delle considerazioni esposte dal Patriarca Rai nell’incontro con i giornalisti sull’emergenza dei rifugiati siriani e sulla controversa questione del loro rimpatrio. Il Cardinale libanese ha spiegato nei dettagli le ragioni per cui la permanenza in territorio libanese rischia di destabilizzare la delicata architettura istituzionale libanese che garantisce la convivenza delle diverse comunità religiose, con potenziali conseguenze negative per tutto il Medio Oriente. Gran parte dei rifugiati siriani – ha sottolineato il Patriarca – preferisce rimanere in Libano, e anche la comunità internazionale rafforza tale proposito, quando afferma che i profughi siriani non possono rimpatriare «perche in Siria non c’è sicurezza e occorre prima trovare una soluzione politica». Una posizione motivata secondo il Patriarca da «scopi politici», che ricorda lo scenario traumatico già vissuto nella recente storia libanese con l’arrivo dei profughi provenienti dalla Palestina: «I palestinesi» ha ricordato il Patriarca maronita «si trovano in Libano già dal 1948. E aspettano la soluzione politica già da più di settant’anni. Una soluzione che non verrà mai. Si parlava della soluzione di duepopoli-due Stati, ma ora è diventata impossibile. Perché quella terra che era destinata ad essere lo Stato palestinese è tutta disseminata di insediamenti israeliani». Per questo, riguardo all’attuale emergenza dei profughi siriani, anche il Primate della Chiesa maronita sollecita la comunità internazionale a separare la soluzione politica del dopoguerra siriano dal ritorno dei profughi: «Non possiamo aspettare settantuno anni come con i palestinesi, per i quali la soluzione politica ancora non c’è».
La presenza di pià di un milione e mezzo di rifugiati siriani destabilizza economicamente il Libano, dove il 30 per cento della popolazione locale già vive al di sotto della soglia di povertà, e il 40 per cento della popolazione attiva è senza occupazione stabile. Inoltre – ha sottolineato il Patriarca – le masse di profughi siriani poveri «possono essere un giorno manipolati nel grande conflitto tra sciiti e sanniti» che stravolge l’intero Medio Oriente. Ma soprattutto – ha insistito il Cardianale Bechara Rai – viene messo sotto pressione l’intero equilibrio istituzionale che garantisce la democrazia e la pluralità religiosa libanese: «Quello che temiamo» ha spiegato il Patriarca Maronita «è che fra qualche anno se, rimangono, verranno a chiedere la cittadinanza libanese. E con tutte le possibilità che si possono usare con i politici, otterranno la cittadinanza, E a quel punto, diremo addio all’equilibrio demografico tra cittadini cristiani e musulmani. E questo farà saltare il sistema libanese».
In ogni caso- ha rimarcato il Patriarca - «noi siamo la Chiesa di questo mondo, non siamo la Chiesa dell’Occidente». E tale consapevolezza deve liberare i cristiani mediorientali da ogni posa vittimista. «La politica occidentale» ha detto tra l’altro il Cardinale Rai «non ha mai dato davvero valore ai cristiani. Ha dato valore agli interessi economici, al petrolio, ai soldi alle strategie. Adesso, tutti ci invitano alle conferenze a parlare della situazione dei cristiani nel Medio Oriente. E noi diciamo: Voi ci avete distrutto, con le guerre che avete sostenuto. Sostenuto e imposto! Ci avete distrutto e adesso venite a chiederci dei cristiani?»
Il Patriarca Bechara Rai ha anche invitato con forza a non usare più l’espressione “minoranza cristiana”: «Noi» ha spiegato il Patriarca «non siamo minoranza per un motivo storico e un motivo teologico. Dal punto di vista storico, i cristiani si trovano nel Medio Oriente già da duemila anni. Quindi noi qui siamo originari. Non possiamo essere stranieri. Dal punto di vista teologico, i cristiani del Medio Oriente non sono individui o piccoli gruppi isolati. Sono la Chiesa di Cristo, presente qui come è presente a Roma a Honolulu o in Madagascar. È la chiesa di Cristo. Noi siamo la Chiesa, non una “minoranza». (GV) (Agenzia Fides 23/3/2019)


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