ASIA/KAZAKHSTAN - Dimissioni di Nazarbayev: “La libertà religiosa uno dei suoi fiori all’occhiello”

giovedì, 21 marzo 2019 libertà religiosa   minoranze religiose   diritti umani   politica  

Astana (Agenzia Fides) - “Non credo che le dimissioni improvvise di Nursultan Nazarbayev possano portare grandi sconvolgimenti nella situazione della libertà religiosa in Kazakhstan: il presidente dimissionario considerava la libertà delle chiese e delle religioni come uno dei suoi fiori all’occhiello. Si tratta, però di una libertà di culto posta sotto uno stretto controllo, per il timore della crescita di gruppi fondamentalisti islamici. Probabilmente, Kassym-Jomart Tokayev, il successore di Nazarbayev da lui stesso indicato, continuerà sulla stessa strada: non credo che cambi la politica religiosa perché il nuovo leader è di formazione cinese e l'impostazione cinese è quella di un controllo delle religioni”. Lo dichiara all’Agenzia Fides don Edoardo Canetta, per vent'anni missionario in Kazakistan nel ruolo di parroco e docente universitario, oggi docente alla Accademia Ambrosiana a Milano, commentando l’improvvisa rinuncia al ruolo di Presidente del Kazakhstan da parte di Nursultan Nazarbayev, alla guida del paese dal 1990.
“Takaev ha studiato a Pechino. Ho avuto modo di conoscerlo personalmente e lo ritengo una persona molto preparata e al di sopra delle parti. Era rimasto scottato nel 2001, in seguito all’attacco delle Torri Gemelle, perché, da Ministro degli Esteri, aveva aperto al dialogo con i Talebani, che all’epoca governavano l’Afghanistan, dando inizio alle trattative per il loro riconoscimento diplomatico. Questa scelta gli è stata fatta pesare moltissimo dopo l’attentato”, ricorda don Canetta, che aggiunge: “Ho sempre pensato che potesse essere Takaev il nuovo leader del Paese, perché da una parte è un uomo del presidente; dall’altra gode di una sua visibilità: è colui che ha firmato un trattato molto importante e famoso per i kazaki, quello dei confini con la Cina”.
Parlando del leader dimissionario, don Canetta rileva: “Su Nazarbayev, posso dire che ha fatto questa scelta intelligente sulla base di ciò che è successo in Uzbekistan: quando morì Karimov, la sua famiglia fu messa sotto accusa. Volendo evitare una situazione simile, Nazarbayev ha iniziato a cedere le redini del paese: dopo aver fatto passare, a livello istituzionale, la sua immunità per qualsiasi forma di reato, sta cercando di proteggere anche chi lo ha appoggiato nel corso degli anni. Il problema è che al momento in Kazakhstan continua a non esserci una vera opposizione al governo”, conclude don Canetta.
Intanto, mentre il Parlamento kazako ha approvato il cambiamento del nome della Capitale da Astana a Nursultan, in onore del presidente uscente, il paese sta attraversando una fase di crisi economica dovuta al calo del prezzo del petrolio.
In Kazakhstan convivono moltissime comunità di nazionalità e confessioni religiose differenti: secondo dati ufficiali forniti dal Ministero degli Esteri kazako, su 17 milioni di abitanti, al 70% musulmani, circa il 26% è costituito da cristiani, l’1% dei quali è di fede cattolica. (LF) (Agenzia Fides 21/3/2019)


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