AMERICA/NICARAGUA - Un sacerdote: “Il governo vede la Chiesa come un nemico"

lunedì, 18 febbraio 2019 dialogo   violenza   diritti umani   libertà religiosa   società civile  

Managua (Agenzia Fides) – “La situazione è molto tesa. Il governo vede la Chiesa come un nemico, e guarda con sospetto ogni parola e ogni mossa dei membri della comunità, per via di quello che è accaduto a partire dall’aprile 2018, quando scoppiarono forti proteste contro il governo. Ci sono diversi casi di intimidazioni delle forze dell'ordine su presbiteri e religiosi": lo denuncia all'Agenzia Fides un sacerdote nicaraguense, che chiede di restare anonimo per motivi di sicurezza, ricordando la recente aggressione a un sacerdote da parte della polizia (vedi Agenzia Fides 14/2/19).
Mentre la riunione dei giorni scorsi tra un delegato dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) e il presidente Daniel Ortega non ha prodotto sostanzialmente nulla di nuovo e la crisi in cui il Paese è immerso da dieci mesi continua. Sin dall’inizio, la Chiesa si è impegnata nel dialogo tra le parti e la Conferenza episcopale è stata chiamata dal governo a presiedere la Commissione Dialogo Nazionale. Ben presto, tuttavia, il presidente l’aveva accusata di "prendere le parti dei rivoltosi e di essere complice dei golpisti”. Sebbene attualmente “si realizzano attività pastorali con una relativa normalità”, il sacerdote interpellato da Fides afferma che “non si smette di vigilare la Chiesa”. E racconta: “Qui in parrocchia viene tutti i giorni la polizia per controllare chi viene alla messa e sentire cosa dico nell’omelia. Si infiltrano per ascoltarla e la registrano”.
Il suo non è l’unico caso. Altri sacerdoti sono oggetto dello stesso trattamento. Persino “tre vescovi sono nelle mire della polizia”. Almeno tre sacerdoti, oltre al cardinal Brenes, al Vescovo ausiliare di Managua Báez e al Nunzio Apostolico Sommertag, sono stati aggrediti in passato. Sebbene le proteste siano proibite da tempo e le strade siano oggi tranquille, secondo quanto rivelato al Fides da un leader dei giovani cattolici, “gli arresti arbitrari continuano, e sono almeno dodici i ragazzi in sciopero della fame nel sistema penitenziario”.
La gente, nota il parroco, “evita di parlare di politica e società”. “Recentemente, la notizia del suicidio di un giovane perseguitato dal governo ha scosso l’opinione pubblica”, spiega. “Viviamo in un ambiente di paura e di grande insicurezza. Persino i vigili urbani circolano armati di kalashnikov”. I prigionieri politici sarebbero almeno 777, secondo fonti dell’opposizione. La riunione tra il rappresentante della OSA e il presidente Ortega mantiene aperto uno debole spiraglio di dialogo. Ortega si è detto disposto a discutere una riforma elettorale ma non a convocare ad elezioni anticipate e liberare i prigionieri politici, secondo quanto richiesto dall’organismo multilaterale e dalla Conferenza episcopale. (SM) (Agenzia Fides 18/02/2019)


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