ASIA/TAIWAN - L’Arcivescovo Dal Toso: “Senza la testimonianza, il Vangelo sarebbe muto”

martedì, 12 febbraio 2019 animazione missionaria   pontificie opere missionarie  

Taipei (Agenzia Fides) – “Dio ci chiama a prescindere dai nostri meriti; Dio ci manda ad essere apostoli; il messaggio che portiamo è il cuore della fede, l’annuncio della morte e resurrezione di Gesù”. Sono i tre punti messi in rilievo dal Presidente delle Pontificie Opere Missionarie (POM), l’Arcivescovo Giovanni Pietro Dal Toso, nell’omelia della celebrazione eucaristica che ha presieduto domenica 10 febbraio nella Holy Family church a Taipei, in occasione dell’Incontro continentale dei Direttori nazionali delle POM dell’Asia (vedi Fides 9/2/2019).
All’inizio dell’omelia Mons. Dal Toso ha ricordato che le POM “sono una rete mondiale a servizio del Papa per sostenere le missioni e le giovani Chiese con la preghiera e la carità. Le POM non offrono solo un aiuto finanziario. Vogliono ricordare a tutti i fedeli che la missione possiamo sostenerla prima di tutto con la nostra preghiera. Pregare per i nostri missionari. Pregare per i nostri fratelli di fede in tutto il mondo. In questa settimana sono raccolti qui a Taiwan i Direttori delle POM in Asia, per vedere come possiamo aiutare al meglio le Chiese in Asia ad essere missionarie”.
Riferendosi quindi alle letture bibliche del giorno e al tema della chiamata di Dio, l’Arcivescovo ha messo in evidenza che “Dio ci viene incontro perché ci vuole bene e non guarda ai nostri meriti, ma ai progetti buoni che vuole realizzare con noi. Questo è anche un grande segno per un paese come questo. Dio ha voluto raggiungervi attraverso l’opera dei missionari, anche in tempi relativamente recenti, perché Dio vuole dare a tutti la sua vita, il suo perdono, il suo Spirito santo”.
Proseguendo la riflessione, Mons. Dal Toso ha sottolineato che “Dio chiama perché diventiamo apostoli. Dio ci chiama a sé per inviarci agli altri”. Essere apostoli vuol dire “essere testimoni della nostra fede con la vita di ogni giorno”, e soprattutto in questo paese, dove ci sono pochi cristiani, è necessario essere testimoni della fede, “perché Dio possa continuare a chiamare oggi a sé anche altre persone, perché anche altri conoscano la misericordia e il perdono di Dio, perché anche altri comprendano che hanno un Padre nei cieli”. Ed ha esortato i cristiani: “Senza la vostra testimonianza, il Vangelo sarebbe muto. Senza la vostra testimonianza, il Vangelo non potrebbe continuare a manifestare che Dio ama l’uomo”. “Infatti questo è il nostro messaggio, quello di cui siamo portatori: che Dio ama l’uomo”.
L’amore di Dio si è manifestato nell’invio di suo Figlio, morto e risorto per cancellare i nostri peccati.
“Questo fatto della morte e resurrezione di Gesù, che ripetiamo ogni domenica nel Credo, è il cuore dell’annuncio della Chiesa. Lo ripetiamo anche in ogni celebrazione eucaristica dopo la consacrazione… Questo è il grande miracolo della nostra fede: Gesù muore e risorge per noi. Questo miracolo lo celebriamo in ogni Eucarestia”. L’Arcivescovo ha concluso esortando ad essere grati a Dio per questo miracolo che si rinnova, anche se “non ne siamo degni. Ma è soprattutto vero che Dio lo vuole realizzare per noi e per la nostra salvezza”. (SL) (Agenzia Fides 12/2/2019)


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