AFRICA/CAMERUN - Anno dell’Eucaristia - “L’Eucaristia è essenziale nella vita del missionario, è andare alla fonte per riempirci di quello che vogliamo dare agli altri”: la testimonianza di suor María Garríz, missionaria in Congo e in Camerun

mercoledì, 25 maggio 2005

Roma (Agenzia Fides) - “L'Eucaristia è fondamentale, essenziale nella vita del missionario. Per noi è il momento più importante, è come andare alla fonte per riempirci di quello che si vuole dare agli altri: la Parola che invita al perdono e alla conversione, ma soprattutto il Pane condiviso.” E’ la testimonianza rilasciata all’Agenzia Fides da Suor Maria Garriz, spagnola, delle Suore Domenicane Missionarie del Rosario, a lungo missionaria in Africa: in Camerun e nella Repubblica Democratica del Congo.
“Nell'Eucaristia Gesù si dà, affinché ci diamo e condividiamo non solo quello che abbiamo, ma quello che siamo - prosegue la religiosa -. La missione nasce nell'Eucaristia, perché nella Parola ci viene ricordato che siamo gli inviati del Signore e nell'Eucaristia celebriamo le gioie e le sofferenze della vita. E’ il centro della mia vita, perché fortifica il mio spirito missionario, il mio desiderio di far conoscere la Buona Notizia del Regno ai fratelli.”
Nella Repubblica Democratica del Congo Suor Maria ha lavorato nel campo dell'educazione, in una scuola elementare per handicappati fisici, invece in Camerun si è occupata della promozione della donna, oltre a collaborare nei diversi ambiti della pastorale. All'inizio ricorda che “una delle maggiori difficoltà fu quella di imparare la lingua, anche se poi mi resi conto che i linguaggi più importanti sono quelli dei nostri atteggiamenti e quelli dettati dall'amore, linguaggi universali che tutti capiscono”. Altra difficoltà con la quale si è scontrata nella sua vita in terra africana è stata la scoperta dell’esistenza di una cultura poligamica, “nella quale l'uomo detiene il potere mentre la donna deve lavorare dall'alba al tramonto per dar da mangiare ai suoi figli, come se fossero soltanto suoi e non anche del marito”.
“In questa mia esperienza missionaria - sottolinea Suor Maria -, il successo più grande è stato constatare come l'educazione sviluppa i valori, libera la persona, da più fiducia in se stessi. Provavo una grande gioia nel vedere le nostre alunne dimostrare molto interesse e tanta voglia di imparare, e soprattutto quando le vedevo mettere in pratica quello che avevano imparato. Anche una volta sposate, si mostravano più gioiose e soprattutto più consapevoli della loro dignità di persona”.
Riguardo all’atteggiamento con cui le persone incontrate durante la sua esperienza missionaria si accostavano al Mistero Eucaristico ed esprimevano la loro devozione per il Santissimo Sacramento, Suor Maria spiega: “Forse è troppo audace dire che hanno fede in questo mistero, tuttavia comprendono molto bene il senso della solidarietà, della condivisione, dell'ascolto.... Per questo motivo non si stancano durante le Celebrazioni Eucaristiche, anche se durano tre ore, ma le vivono con gioia perché vi partecipano molto attivamente, La maggior parte delle celebrazioni finisce con il bukari o il couscous, cibo che mangiano ordinariamente, e se non è stato possibile prepararlo, condividono anche solo qualche arachide.... Uniscono in questo modo il Mistero celebrato, la partecipazione alla mensa della Parola e dell’Eucaristica, con la condivisione della mensa quotidiana della vita. La difficoltà più grande che ho incontrato per guidare questi popoli alla comprensione del Mistero Eucaristico, è l'incoerenza che avvertono: celebriamo l'azione di grazie al Padre per il dono del Figlio, e dopo rimaniamo chiusi e refrattari ai bisogni degli altri. In altri termini non sappiamo essere buoni samaritani, vigilanti ed attenti alle necessità del fratello”. (R.Z.) (Agenzia Fides 25/5/2005, righe 38, parole 539)


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