AFRICA/EGITTO - Il Vescovo copto Pachomios: internet e la rete contribuiscono a disgregare le famiglie

mercoledì, 21 novembre 2018 medio oriente   chiese orientali   famiglia   internet   facebook   social network  

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Il Cairo (Agenzia Fides) – Internet e i social media come Facebook rappresentano uno strumento di alienazione e un fattore oggettivo di disgregazione delle famiglie. Lo ha affermato senza remore Anba Pachomios, Vescovo copto ortodosso di Beheira e Pentapoli, una delle figure più anziane e rispettate dell'episcopato copto ortodosso. In un sermone rilanciato dai media egiziani, Anba Pachomios ha fatto in particolare riferimento a chi torna a casa dagli impegni di lavoro, e invece di mostrare attenzione ai problemi e alle contingenze della vita familiare, conclude la propria giornata davanti al computer, a ingozzarsi di tutto quello che passa per la rete. Questa attitudine – ha notato il Vescovo copto - accresce l'isolamento degli individui e lacera anche i rapporti quotidiani in seno alle famiglie cristiane.
Il ruolo di internet e delle reti sociali sembra ancora accendere entusiasmi in ampi settori ecclesiali occidentali, mentre tra le Chiese e comunità cristiane d'Oriente si moltiplicano gli allarmi e le messe in guardia per gli effetti del loro abuso, e per la loro influenza non positiva anche riguardo a questioni e dinamiche ecclesiali (vedi Fides 25/9/2018).
In Egitto, la tragica vicenda dell'omicidio in monastero del Vescovo copto ortodosso Epiphanius - e dell'arresto di un monaco accusato di essere l' esecutore del crimine - ha accelerato il processo di discernimento intorno alla vita monastica già avviato da tempo in seno alla Chiesa copta ortodossa. Già pochi giorni dopo l'omicidio di Anba Epiphanius (vedi Fides 6/8/2018), il comitato per i monasteri del Santo Sinodo copto ortodosso ha disposto 12 regole - ratificate dal Patriarca Tawadros II - rivolte a tutti coloro che vivono la condizione monastica nella Chiesa copta ortodossa. Ai monaci e alle monache copti è stato chiesto anche di chiudere i propri account personali e gli eventuali blog gestiti sui social media, considerati con sguardo critico come strumenti utilizzati soprattutto per diffondere “idee confuse” e alimentare personalismi.
Nell'aprile scorso (vedi Fides 13/4/2018) la Chiesa maronita ha diffuso un documento intitolato “La verità che libera e unisce”. Il testo patriarcale, diffuso lunedì 9 aprile (nello stesso giorno in cui è stata pubblicata l'Esortazione apostolica di Papa Francesco “Gaudete et exsultate” sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo) si presentava come un vero e proprio prontuario dottrinale e pastorale, volto a offrire criteri e punti di riferimento che devono ispirare e orientare interventi e dibattiti sui media focalizzati su questioni e temi riguardanti la fede cattolica e il magistero della Chiesa. Tale pronunciamento – così si riferiva nella parte introduttiva - era apparso necessario dopo che, nei mesi precedenti, le dispute su questioni dottrinali – alimentate anche attraverso i social media - avevano assunto in alcuni casi forme e toni esasperati, fornendo uno spettacolo incompatibile coi criteri suggeriti dalla comunione ecclesiale, e rischiando di diffondere dubbi e sconcerto tra i fedeli.
Lo scorso settembre anche il Patriarcato caldeo, in un messaggio diffuso attraverso i suoi canali ufficiali, ha voluto esprimere una “parola di rassicurazione” per i credenti, davanti al dilagante fenomeno di interventi e testi fuorvianti pubblicati online su tematiche relative alla vita della Chiesa e delle comunità cristiane. Il Patriarcato caldeo si è dichiarato pronto a ricorrere alle vie legali e amministrative per perseguire gli interventi diffusi nelle reti digitali in cui viene superato il limite della decenza, e si pubblicano anche frasi diffamatorie o attacchi alla Santa Sede. (GV) (Agenzia Fides 21/11/2018).


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