AMERICA/NICARAGUA - Le chiese non sono luoghi politici o di protesta, ma dove pregare chiedendo la pace per il paese

lunedì, 5 novembre 2018 violenza   chiese locali   politica   situazione sociale   democrazia  

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Le chiese non sono luoghi politici o di protesta, ma dove pregare chiedendo la pace per il paese

Managua (Agenzia Fides) – “Cari fratelli, non lasciamoci trasportare dalle provocazioni di alcune persone che parlano sui media, che invitano a ritrovarsi nella Cattedrale, come se la Cattedrale fosse un luogo di protesta o uno strumento politico, non è questo il caso. La Cattedrale è la casa di Dio ed è la casa di tutti i cristiani battezzati": sono le parole pronunciate ieri, domenica 4 novembre, dal rettore della Cattedrale di Managua, padre Luis Herrera, durante la Messa principale
Il sacerdote ha informato i fedeli della disposizione presa dalla Chiesa cattolica nicaraguense di "non protestare all’interno delle chiese", e ha esortato i fedeli a non lasciarsi confondere dalle provocazioni di certi gruppi violenti del regime di Ortega, che avevano minacciato di "riprendersi" la Cattedrale perché "anche loro sono cattolici", come si leggeva in un comunicato.
A causa della proibizione della polizia di protestare nelle strade, nelle ultime due settimane i nicaraguensi hanno infatti trovato nelle chiese cattoliche un luogo sicuro per manifestare le loro richieste: dopo aver ascoltato le omelie possono alzare la bandiera blu e bianca e chiedere giustizia e libertà per il Nicaragua senza essere interrotti.
Padre Herrera ha spiegato: “è chiaro che qui veniamo per pregare. Come Cattedrale non abbiamo mai indetto una messa ‘di protesta’ perché non esiste, l'Eucaristia non serve per protestare. Alla Messa non si viene per protestare né per gridare. L'Eucaristia è preghiera, celebrare il mistero di Dio, implorare la misericordia di Dio e anche pregare per chiedere al Signore pace per il Nicaragua".
Il Card. Leopoldo Brenes, Arcivescovo di Managua, nel suo commento durante la Messa vespertina della domenica, ha confermato la disposizione sul divieto di usare le chiese per le proteste, e ha spiegato che "i nostri templi non sono luoghi politici o per fare politica", per protestare la popolazione "deve cercare altri luoghi e rispettare la funzione di ogni luogo". Alla fine della Messa, un gruppo di fedeli, portando le bandiere blu e bianco, si è allontanato cantando e gridando "Libertà, giustizia per il Nicaragua".
Secondo quanto informa la nota pervenuta a Fides da una fonte locale, la scorsa settimana la popolazione aveva piantato delle croci nella rotonda principale di Managua, ognuna delle quali portava inciso il nome di un giovane ucciso durante gli scontri di questi mesi. Le forze dell’ordine avevano però confiscato le croci, e la gente le aveva piantate di nuovo nel giardino della Cattedrale di Managua. Anche questa volta però le croci sono sparite, e nessuno sa dire chi le abbia tolte. Durante la celebrazioni del giorno dei defunti, molta gente le aveva viste e avevano pregato dinanzi a loro per i giovani uccisi e per la liberazione dei prigionieri politici.
La situazione nel paese rimane tesa e cresce il numero di nicaraguesi che cerca rifugio all’estero. Le ultime notizie segnalano che tra gennaio e settembre 2018, circa 52.000 nicaraguensi sono entrati in Costa Rica. Almeno 40.000 di loro hanno chiesto la protezione internazionale, secondo le cifre che le autorità costaricane hanno fornito alla Commissione interamericana per i diritti umani (CIDH).
(CE) (Agenzia Fides, 05/11/2018)


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