AFRICA/CAMERUN - Un sacerdote: "La strada verso una democrazia compiuta è ancora molto lunga in Camerun"

sabato, 3 novembre 2018 diritti umani   politica   elezioni   democrazia  

Yaoundé (Agenzia Fides) - Le elezioni in Camerun del 7 ottobre "sono state caratterizzate da una atmosfera antidemocratica e da frodi diffuse". La rielezione di Paul Biya, 85 anni, al potere da 36, "non permetterà di uscire dalla crisi sociale e politica che il Paese sta vivendo da alcuni anni". E' l’analisi di Ludovic Lado, sacerdote gesuita camerunese.
"Il risultato di queste elezioni - osserva in un colloquio con l'Agenzia Fides - era ampiamente prevedibile per diversi motivi. Il primo è che il Camerun ha uno dei sistemi elettorali peggiori del continente. In secondo luogo, il regime di Biya controlla l’intero processo elettorale dagli scrutatori fino alla Corte costituzionale. In terzo luogo, Biya ha fatto approvare, negli scorsi anni, una serie di leggi draconiane, giustificate dalla lotta al terrorismo, che ora vengono applicate per violare i diritti umani, in particolare la libertà di espressione e quella di manifestare. Infine, l’opposizione non ha avuto una strategia unica e coerente per smantellare il sistema dominante".
Ciò ha portato a irregolarità diffuse e a risultati che paiono paradossali. "Secondo i dati ufficiali - continua padre Lado - l’80% degli elettori delle province anglofone ha votato a favore di Biya. Ma com’è possibile che due province che si sono ribellate al suo regime poi lo votino così massicciamente?". Proprio la crisi della regione anglofona rischia di essere una mina pronta a detonare nelle prossime settimane. "La rielezione di Biya - spiega a Fides - non porterà a una soluzione del problema degli anglofoni. Fin dall’annuncio dei risultati, c’è stata una ripresa degli scontri tra gruppi ribelli ed esercito. L’ultima speranza spetta alla Conferenza generale anglofona prevista a fine novembre e guidata dal card. Christian Tumi e da altri leader religiosi. Ma il regime di Biya collaborerà?".
Secondo padre Lado, è necessaria una reazione da parte delle province francofone, anche se sembra difficile. "L’opposizione - conclude Lado - non solo non è riuscita a presentare un candidato unico, ma neppure un candidato per ogni collegio. Quindi, sebbene il voto sia stato truccato, l’opposizione non ha i mezzi per dimostrarlo. Servirebbe una reazione democratica al regime, ma la macchina delle repressione è in atto e sono pochi i camerunesi di lingua francese disposti a rischiare la vita per sostenere le ragioni dell’opposizione. La strada verso una democrazia compiuta è ancora molto lunga in Camerun". (EC) (Agenzia Fides 3/11/2018)


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