Astana (Agenzia Fides) - Il “modello Kazakhstan” indicato dal presidente Nursultan Nazarbayev come esempio di pace e armonia interreligiosa da applicare su scala globale, “è reale, ma parte dal concetto, piuttosto ambiguo, che fa coincidere la libertà religiosa con la libertà di culto, che effettivamente in Kazakhstan c’è, ma con forti limitazioni”. Lo dichiara all’Agenzia Fides don Edoardo Canetta, per molti anni missionario in Kazakistan nel ruolo di parroco e docente universitario, a conclusione del Congresso dei leader delle religioni mondiali, tenutosi ad Astana il 10 e 11 ottobre.
“Se, da un punto di vista legato alla politica del presidente Nursultan Nazarbayev, questo Forum serve a dimostrare, a livello internazionale, che in Kazakhstan non esistono conflitti religiosi – il che è un fatto vero e positivo - dal punto di vista pratico i vari uffici regionali kazaki creano incontri tra le varie religioni, ma sono molto formali”, spiega don Canetta, oggi docente alla Accademia Ambrosiana a Milano.
Il governo kazako dal 2011 in poi, ha effettuato scelte politiche di controllo delle religioni, per rispondere alla necessità di spegnere eventuali focolai di fondamentalismo. Rileva don Canetta: “Le leggi restringono le possibilità di impartire una educazione religiosa. Qualche mese fa, per esempio, hanno arrestato un prete ortodosso perché, nel corso di una gita in montagna nella zona di Almaty, ha celebrato la messa all’aperto, in un luogo non ufficiale. Allo stesso modo, la catechesi ai ragazzi si può fare solo in presenza dei genitori. Esistono vincoli per cui le religioni sono chiuse nei loro ghetti e non devono interferire nella sfera pubblica”.
Secondo il prete, il Kazakhstan affronta un punto critico a livello giuridico: “A differenza di altri paesi musulmani, il Kazakhstan ha sottoscritto la Dichiarazione dei Diritti dell’uomo del 1948, compreso l’articolo 8 che stabilisce la possibilità di conversione. In realtà, chi si converte è visto come un traditore: è un fenomeno non istituzionalizzato, che avviene a livello culturale, data l’influenza, non di poco conto, delle autorità locali”.
Durante il Congresso dei leader religiosi, Nursultan Nazarbayev ha affermato che “l’unità nella diversità” è la filosofia alla base del Kazakhstan. “E’ un principio che descrive la realtà kazaka: il presidente, infatti – osserva don Canetta – è il fulcro dello Stato e detiene un potere enorme, basato sul concetto di concordia, un aspetto su cui si punta moltissimo per evitare lotte tra russi e kazaki. La religione, nel modello di Nazarbayev, è importante, ma è una questione che deve restare confinata all’interno della vita di ogni gruppo etnico”.
In Kazakhstan convivono comunità di nazionalità e confessioni religiose differenti: secondo dati ufficiali forniti dal Ministero degli Esteri kazako, su 17 milioni di abitanti, al 70% musulmani, circa il 26% è costituito da cristiani, l’1% dei quali è di fede cattolica. (PA) (Agenzia Fides 12/10/2018)