AMERICA/MESSICO - L’Arcivescovo Dal Toso: “E' essenziale anche per il missionario di oggi usare il linguaggio dei suoi contemporanei”

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L’Arcivescovo Dal Toso: “E' essenziale anche per il missionario di oggi usare il linguaggio dei suoi contemporanei”

Città del Messico (Agenzia Fides) – “Prima di tutto, desidero ringraziarvi per avermi invitato ad inaugurare questo Anno Missionario in Messico. Papa Francesco ha voluto un Mese Missionario per la Chiesa universale nell'ottobre 2019, ma l'occasione del 50° anniversario della rivista delle Pontificie Opere Missionarie qui in Messico vi ha dato la giusta motivazione per celebrare un intero anno dedicato alla missione”: con queste parole Sua Ecc. Mons. Giovanni Pietro Dal Toso, Segretario aggiunto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e Presidente delle Pontificie Opere Missionarie (POM), ha iniziato il suo intervento alla Giornata storico-pastorale del 2 ottobre, dedicata al 50° anniversario della rivista “Ad Gentes” ed all’inizio dell’Anno Missionario in Messico (vedi Fides 1/10/2018).
Nella sua lectio magistralis sul tema “Una Chiesa missionaria per l’uomo di oggi: azione e preghiera nelle nostre Pontificie Opere Missionarie”, l’Arcivescovo ha ribadito che “la Chiesa esiste per evangelizzare” quindi per far conoscere Cristo, per farlo incontrare all’uomo, e “l’Anno missionario deve aiutarci a mettere in questa prospettiva tutta la vita della Chiesa”, come insegna il Concilio Vaticano II e ripete con insistenza Papa Francesco. Non si tratta di un tema “periferico” ma del nucleo del nostro essere cristiani. Di particolare rilevanza è il ruolo riconosciuto alle Pontificie Opere Missionarie in funzione del sostegno alla missione ad gentes. “La missio ad gentes è ancora valida oggi, perché molti ancora non conoscono Cristo” ha ribadito Mons. Dal Toso. “Questo è vero nelle terre propriamente missionarie, se pensiamo che degli oltre 7 miliardi di uomini sulla terra, non raggiungono i due miliardi quelli che conoscono Cristo. Ma è anche vero per i luoghi in cui molti sono battezzati nominalmente, ma in realtà - e non necessariamente per loro colpa - vivono in uno stato oggettivo di lontananza da Dio e dalla sua Chiesa”.
Quindi il Presidente delle POM si è soffermato sull’origine trinitaria della missione, evidenziando che “non si tratta di un’opera nostra, ma in primo luogo è opera di Dio, alla quale abbiamo il privilegio di partecipare”, e ha offerto alcune considerazioni nella prospettiva latinoamericana. Partendo da Aparecida, dove “la Chiesa latinoamericana ha tracciato un’analisi della sua reltà e un importante progetto ecclesiale e pastorale”, l’Arcivescovo si è chiesto cosa sia cambiato in questi 11 anni. “Una cosa, senza dubbio, è cambiata ed è stata frutto della Provvidenza – ha detto -. Ora, chi guida la ‘barca di San Pietro’ è Papa Francesco, un pastore di queste terre e che, dell'evento ecclesiale di Aparecida, è stato un protagonista fondamentale”. Quindi ha messo in rilievo due aspetti legati al contesto latinamericano: il discepolato missionario e la pietà popolare.
La “forza evangelizzatrice” della pietà popolare e la sua importanza per la vita cristiana e missionaria dei fedeli, è stata ampiamente riconosciuta dai documenti del magistero. In particolare Mons. Dal Toso ha sottolineato due elementi fondamentali: l’incontro e la vicinanza, che sono “elementi caratteristici dell’operare di Dio nella storia della salvezza”. Trovandosi vicino al Santuario della Madonna di Guadalupe, che ricorda l’incontro di Maria con un indio, a cui assicura la sua vicinanza permanente, l’Arcivescovo ha rilevato che, nonostante la variopinta e multiforme realtà della pietà popolare, che caratterizza milioni di latinamericani, preoccupa “il significativo numero di cattolici che abbandonano la Chiesa per entrare in altri gruppi religiosi o la diffusione di uno stile di vita lontano dalla fede”. Tali processi non si possono spiegare senza riferirsi anche alle debolezze presenti all’interno della Chiesa: poca considerazione dell’iniziazione cristiana, spiritualità centrata sulla dimensione politica della fede, pochi sacerdoti mal distribuiti, scarsa formazione missionaria nei seminari, evangelizzazione fatta con poco ardore, mancato accompagnamento della missionarietà dei laici… L’annuncio deve mirare all’incontro personale con Cristo, e “nel santuario di Guadalupe possiamo vedere come Dio vuole trovare l'uomo attraverso la Vergine, con un linguaggio che l'uomo stesso può comprendere. Il mantello che è venerato nella Basilica ritrae una ragazza di questa terra. Qui la vicinanza diventa comunione e appartenenza. La vicinanza ha assunto la forma del dialogo e ha permesso a queste persone di incontrare Gesù Cristo”.
Sul tema del discepolato missionario, il Presidente delle POM considera “illuminante che da Aparecida abbiamo smesso di parlare di discepoli ‘e’ missionari, per riferirci a noi stessi come ‘discepoli missionari’, in quanto la missionarietà non è un'aggiunta alla vocazione del discepolato, ma è essenziale per l’identità cristiana”. Tale concetto ribadisce la corresponsabilità di ogni battezzato nella missione della Chiesa, affermata solennemente dal Concilio, che sarà anche il tema del Mese Missionario straordinario, in quanto, ha evidenziato l’Arcivescovo: “oggi abbiamo bisogno di battezzati dalla forte personalità e dalla vocazione disinteressata che siano missionari”.
“La pietà popolare – ha proseguito - può diventare una base importante per formare i discepoli missionari attraverso l'iniziazione cristiana, cioè attraverso un percorso esistenziale di identificazione con Cristo… L'Anno Missionario deve promuovere la fede, affinché diventi una fede missionaria e, quindi, una fede in cui i discepoli missionari sono chiamati ad attraversare l'altra sponda delle nuove situazioni dell'uomo di oggi e del suo modo di vivere per portare la salvezza che Gesù Cristo offre a tutti”.
Nell’ultima parte del suo intervento, Mons. Dal Toso si è soffermato sul rapporto tra la missione e i mezzi di comunicazione sociale, nel contesto dei 50 anni della rivista missionaria An gentes: “Dopo 50 anni, possiamo solo dire che continua ad essere essenziale per il missionario di oggi usare il linguaggio dei suoi contemporanei: questo è ciò che Gesù stesso ha fatto. E oggi la lingua dei nostri contemporanei è più di un linguaggio mediatico…grazie ad internet siamo passati dai ‘mass media’ ai ‘social media’, ai ‘personal media’…”. Dopo aver citato l’esperienza di Pauline Jaricot e la rete che diede origine all’Opera della Propagazione della Fede, Mons. Dal Toso si è soffermato sulla realtà del mondo digitale e sul “potenziale missionario della rete” con le sue implicazioni antropologiche. Ha concluso quindi ponendo una domanda che vuole essere di stimolo: “Nel mondo digitale di oggi, è l'uomo stesso che sta cambiando: come possono le nostre istituzioni favorire l'incontro di questo uomo con Gesù Cristo vivo e svolgere così il loro compito missionario?”.
Il Presidente delle POM ha concluso la sua conferenza con una proposta sul Santuario della Madonna di Guadalupe: “Le nostre riflessioni, strategie e piani, anche la nostra presenza nei ‘media’ e sul web, sono strumenti umani, ma la missione è un'opera divina, e il Papa insiste che è azione dello Spirito Santo… Ecco perché questo santuario, nei modi che considera opportuni, dovrà diventare un Santuario per la preghiera a favore delle missioni. Questo Anno Missionario è un'occasione speciale per questo Santuario per diventare un luogo di preghiera missionaria, per risvegliare il senso della missione in tutto il Popolo di Dio”. (SL) (Agenzia Fides 2/10/2018)


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