NEWS ANALYSIS/OMNIS TERRA - Venezuela: la Chiesa difende la libertà di informazione

sabato, 22 settembre 2018 mass-media   chiese locali   libertà di coscienza   libertà religiosa   società civile  

Mentre viene pubblicato un durissimo rapporto di Amnesty International sulla la violenza, il diritto alla vita e la pubblica sicurezza in Venezuela e mentre la comunità internazionale intensifica la pressione verso il governo del presidente Nicolás Maduro, la Chiesa si unisce alla denuncia gli abusi perpetrati dal regime contro la sua stessa cittadinanza. Questa volta è mons. Pablo Galimberti, Amministradore Apostolico della diocesi di Salto (Uruguay) ad amplificare l'allarme dato dai vescovi venezuelani durante la loro recente visita Ad Limina Apostolorum presso i dicasteri vaticani, culminato con una visita a Papa Francesco. “All'asfissia economica, politica e sociale – scrive mons. Galimberti nel suo spazio settimanale sul quotidiano "Cambio” – si aggiunge la chiusura di mezzi di comunicazione”. E aggiunge: “È uno scandalo e una vergogna che il Venezuela abbia oggi 2.500 pagine web bloccate, oltre a 372 siti di notizie ai quali non è possibile accedere, tra le quali il canale colombiano RCN, la pagina del quotidiano El Nacional e i portali La Patilla e El Pitazo”. “Nei cinque anni di Nicolás Maduro al potere - sottolinea il prelato sono stati chiusi 40 periodici indipendenti”.
Il “crescente occultamento di informazioni”, spiega Galimberti, si è cristallizzato attraverso il Piano socialista di sviluppo economico e sociale della nazione 2013-2019 noto come “Plan de la Patria”, “considerado moralmente inaccettabile dai vescovi venezuelani”. Il Paino ha incluso la chiusura di numerosi media. “La scusa, che solo il governo usa, è che tali media sarebbero dominati dalle potenze neocoloniali”, spiega il vescovo uruguaiano. “Il Diario Católico dello stato di Táchira, periodico decano della stampa nazionale, ha vissuto un'angosciante tappa di chiusura e riapertura dopo 94 anni di circolazione ininterrotta”, esemplifica. Tale organo diffonde, come altri, “cronache non sottomesse”, prodotte da chi “non rinuncia al diritto di libera espressione” (...)


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