ASIA/INDIA - A dieci anni dai massacri, i cristiani chiedono giustizia per le vittime in Orissa

sabato, 1 settembre 2018 diritti umani   giustizia   persecuzioni   violenza   estremismo   induismo  

Kandhamal (Agenzia Fides) - "A dieci anni dai massacri contro i cristiani in Orissa, i sopravvissuti nel distretto di Kandhamal non hanno ancora ottenuto giustizia vera e un sufficiente risarcimento, mentre i colpevoli della violenza anticristiana restano impuniti": lo dichiara a Fides p. Manoj Kumar Nayak, sacerdote cattolico, tra gli organizzatori del raduno che nei giorni scorsi ha visto riunirsi nel distretto di Kandhamal circa 20 sacerdoti, 15 suore religiose e circa 4.000 sopravvissuti alla violenza.
Erano presenti al raduno Niranajan Patnaik, presidente del Partito del Congresso in Orissa, che ha pubblicato il libro investigativo "Who Killed Swami Laxmanananda" ( il leader induista del cui omicidio furono ingiustamente accusati i cristiani) e molti altri attivisti per i diritti umani.
"Gli autori delle violenze di Kandhamal devono essere ritenuti responsabili davanti alla giustizia, in nome dello stato di diritto", ha affermato N. Paul Divakar, segretario generale della “Campagna nazionale per i diritti umani dei dalit” con sede a Nuova Delhi. Divakar ha rilevato come "un segno di speranza" per la democrazia in India "la forza e del coraggio che il popolo di Kandhamal ha dimostrato, sfidando, nella lotta per la giustizia, le forze del terrore che cercano di polarizzare la società indiana e le comunità religiose".
Il deputato Mohammed Salim ha ricordato che quanto avvenuto in Orissa "non è stato un incidente isolato. Le forze estremiste vogliono togliere i diritti elementari alle persone. E quando combattiamo per il diritto al cibo, all'alloggio e all'occupazione, ci chiamano anti-nazionali", ha detto.
Aruna Roy, attivista politica e sociale ha dichiarato: "Sarebbe fatale quel giorno in cui i leader di questo paese considereranno la loro casta, loro religione e i loro interessi comunitari più importanti rispetto agli interessi del paese. Abbiamo bisogno di giustizia, e rigettiamo ogni violenza. Perchè queste politiche che creano divisione? La nostra identità indiana è il pluralismo, un mosaico di differenze", auspicando un comume impegno nella lotta alle ingiustizie e alle disuguaglianze.
Di fronte al tentativi dei gruppi estremisti indù di "trasformarla la nazione indiana in un Regno indù, non staremo in silenzio e non lo permetteremo", hanno detto gli attivisti e i religiosi presenti, notando la "cospirazione perpetrata a danno della comunità cristiana", che generò una ondata di violenza e una “pulizia etnica di cristiani” sena precedenti.
Le vittime hanno ricordato i 7 cristiani innocenti tuttora in carcere, accusati dell'omicidio di Swami Lakhamanananda e hanno denunciato che “migliaia di persone di Kandhamal stanno ancora lottando per la giustizia e la pace”. L’assemblea ha concluso: "Esprimiamo solidarietà a quanti soffrono a causa della violenza perpetrata dalle forze fondamentaliste indù. Lavoriamo per un'India pluralista, laica, democratica, giusta, pacifica". (PN) (Agenzia Fides 1/09/2018)


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