AFRICA/SUD SUDAN - “Un accordo fragile, ma dobbiamo continuare a sperare nella pace”

venerdì, 6 luglio 2018 pace   gruppi armati  

Juba (Agenzia Fides) - “Per valutare la bontà di ogni accordo di pace il primo criterio è il rispetto del cessate il fuoco. Purtroppo questo è stato immediatamente violato e i combattimenti, sia pure sporadici, non sono mai cessati” dicono all’Agenzia Fides fonti locali da Juba, capitale del Sud Sudan, commentando l’accordo firmato il 27 giugno a Khartoum dal Presidente sud sudanese Salva Kiir e dall’ex Vice Presidente Riek Machar. L’accordo è stato raggiunto grazie alla mediazione del Presidente ugandese Yoweri Museveni e da quello del Sudan Omar Hasan Ahmad al-Bashir. L’accordo prevede un cessate il fuoco che avrebbe dovuto entrare in vigore il 30 giugno, la creazione di un corridoio umanitario per assistere i rifugiati, il ritiro delle rispettive truppe dai vari fronti sparsi nel Paese, la formazione di un Governo transitorio e la ripresa della produzione petrolifera.
“In realtà diversi commentatori locali hanno da subito espresso perplessità sull’intesa del 27 giugno” affermano le nostre fonti, che hanno chiesto l’anonimato per motivi di sicurezza. “Il fatto che l’accordo sia stato firmato a Khartoum ha suscitato dei sospetti qui a Juba, perché il Sudan non ha mai smesso di interferire nel Sud Sudan dopo il suo distacco da Khartoum e l’indipendenza ottenuta nel 2011”. “Inoltre una delle clausole principali dell’accordo riguarda la riattivazione dei pozzi di petrolio, dei quali circa la metà sono ancora operanti dopo lo scoppio della guerra civile nel dicembre 2013. Diversi sud-sudanesi si domandano perché in un accordo di pace si debba parlare del petrolio, ritenendo che la questione vada affrontata dopo che la situazione si sia stabilizzata. Il sospetto quindi è che questo accordo, sponsorizzato dagli Stati confinanti, e firmato alla presenza del Presidente ugandese, miri più ad una spartizione del potere e delle risorse petrolifere che non a riportare una vera pace a favore della popolazione” dicono le fonti di Fides.
“Occorre inoltre considerare che l’accordo è stato firmato dai due storici rivali, il Presidente Salva Kiir e l’ex Vice Presidente Riek Machar, coloro che hanno iniziato la guerra civile nel dicembre 2013. Ma nel frattempo lo scenario della guerra è mutato. Le fazioni in lotta non sono solo quelle di Kiir e Machar ma se ne sono aggiunte altre, che hanno esteso il conflitto. È quindi irrealistico pensare che questo accordo da solo possa portare alla pace e alla stabilizzazione del Sud Sudan”. “Tuttavia dobbiamo continuare a sperare perché ogni passo che viene fatto in direzione della pace è benvenuto. Come dice il Vangelo occorre giudicare dai frutti. Per il momento uno degli aspetti positivi dell’intesa è il rafforzamento della moneta locale rispetto al dollaro americano, che ha accresciuto il potere d’acquisto della popolazione, stremata dalla guerra. Speriamo che altri frutti positivi arrivino presto” concludono le nostre fonti. (L.M.) (Agenzia Fides 6/7/2018)


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