ASIA/MALAYSIA - Allarme per il lavoro minorile nella società

sabato, 9 giugno 2018 diritti umani   infanzia   rifugiati   discriminazione   lavoro minorile  

Unicef

Kuala Lumpur (Agenzia Fides) - Il lavoro minorile in Malaysia è diventato motivo di allarme per il governo, per la società civile, per le comunità religiose, inclusa la Chiesa cattolica.
Come afferma, in una nota pervenuta a Fides, l'Ong "Tenaganita", organizzazione malese per i diritti umani - impegnata nell'assistere e proteggere migranti, rifugiati, donne e bambini dallo sfruttamento e dalla discriminazione - la maggior parte dei bambini lavoratori in Malaysia sono immigrati stranieri illegali o bambini nati da clandestini o da rifugiati. Non hanno documenti di identità validi e quindi non possono frequentare le scuole pubbliche. Sono costretti a impegnarsi in lavori umili per la sopravvivenza. Questi bambini stranieri - rileva l'Ong - sono vittime privilegiate dei trafficanti di esseri umani.
I bambini lavorano nell'industria delle palme da olio, in agricoltura, in industrie manifatturiere ed elettroniche. I datori di lavoro locali sono inclini ad assumere lavoratori stranieri senza permessi validi, compresi i bambini lavoratori, perché queste persone possono essere facilmente sfruttate o sottopagate.
Da un'indagine della Ong "Tenaganita" nella provincia di Sabah, si evince che negli ultimi anni almeno 350.000 lavoratori illegali o vittime della tratta di esseri umani, provenienti dall'Indonesia e dalle Filippine sono stati espulsi, mentre i loro figli, rimasti in Malaysia (circa 10.000 piccoli), sono divenuti bambini apolidi. A loro si aggiungono i rifugiati Rohingya, che vivono nel paese da 30 anni: i loro figli non hanno alcuna identificazione e non possono frequentare le scuole. La Ong chiede al governo di riconoscere la loro esistenza e di dare loro identificazione legale.
La Chiesa cattolica, da parte sua, ha affrontato la questione del lavoro minorile attraverso sue associazioni di servizi sociali in varie diocesi malaysiane, specialmente per offrire loro opportunità di stare al sicuro e di ricevere una istruzione. (SD) (Agenzia Fides 9/6/2018)


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