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Mumbai (Agenzia Fides) - Il discorso che il Primo Ministro indiano Narendra Modi ha tenuto al recente Forum Economico di Davos (23-26 gennaio, in Svizzera), toccando temi come la libertà e la tolleranza religiosa, è apprezzabile ed esprime “una visione nobile e lungimirante”. Ora al governo indiano spetta “tradurlo in realtà”: è quanto osserva mons. Joseph D'Souza, Vescovo protestante indiano e Presidente dell'organismo ecumenico “All India Christian Council”, che include rappresentanti cattolici e di altre confessioni. Come appreso dall’Agenzia Fides, D'Souza ha partecipato al un evento, tenutosi nei giorni scorsi a Mumbai, cui hanno preso parte indù, ebrei, musulmani, cristiani, buddisti, sikh e membri di altre comunità religiose, organizzato dal “Simon Wiesenthal Center”, centro studi con sede negli Stati Uniti, impegnato a promuovere la tolleranza tra le fedi .
Intervenendo all'incontro, mons. D'Souza ha richiamato la visione nobile delle parole pronunciate da Modi, mettendole poi impietosamente a confronto con il crescente nazionalismo religioso che si registra in India. In una nota inviata a Fides il Vescovo osserva: “Il discorso del Primo Ministro Modi al World Economic Forum di Davos ha fornito la visione di un'India inclusiva e democratica. Tuttavia, ciò che l'India ha visto negli ultimi tempi è il costante aumento dell'estremismo religioso induista, di carattere marcatamente politico. Il primo ministro Modi conosce la violenza che è stata scatenata sui dalit, sui musulmani e sulle altre minoranze a causa del rafforzarsi dell'induismo politico. Il governo deve fare di più per tradurre in realtà la sua visione nobile e sincera di un'India inclusiva e democratica”.
“Tutte le religioni in India – aggiunge il Vescovo protestante - meritano di essere rispettate. La libertà religiosa è essenziale per lo sviluppo economico e sociale di qualsiasi società che vuole essere prospera. Ciò è particolarmente vero per l'India, terra ricca di opportunità e potenzialità. Se i leader della nazione vogliono vedere l'India diventare una superpotenza sulla scena mondiale, non possono permettere che la religione venga abusata e utilizzata per la violenza, come strumento politico”.
D’Souza nota: “L'India ha bisogno di patriottismo sano, scevro di nazionalismo religioso. Il nazionalismo religioso, per sua stessa natura, divide e polarizza la società; e troppo spesso si traduce in violenza contro le comunità di minoranza e persino contro coloro che, nella maggioranza, sono in disaccordo con quanti politicizzano la religione”. Per questo, conclude, “urge che tutte le forze sociali, politiche e religiose in India celebrino la libertà religiosa e si impegnino a promuovere la coesistenza pacifica” (PN-PA) (Agenzia Fides 27/1/2018)