AFRICA/MALI - “Il Mali è l’epicentro dei gruppi jihadisti che imperversano nel Sahel”

giovedì, 14 dicembre 2017 gruppi armati   violenza  

I Presidenti dei Paesi aderenti al G5 Sahel

Bamako (Agenzia Fides)- “La situazione della sicurezza in diverse aree del Mali è preoccupante da alcuni mesi” dice all’Agenzia Fides Don Edmond Dembele, Segretario generale della Conferenza Episcopale del Mali, commentando il raggiungimento dell’accordo per la G5 Sahel, una forza di stabilizzazione regionale di 5.000 uomini creata con l’appoggio finanziario di Unione Europa, Usa, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, e formata da soldati di Mali, Niger, Burkina Faso, Ciad e Mauritania. La futura forza avrà il suo quartiere generale a Bamako, in Mali, e sarà dispiegata pure in Niger e Burkina Faso.
P. Dembele illustra la situazione di insicurezza del Mali che ha determinato la creazione della nuova coalizione militare. “Avevamo sperato che con la firma dell’accordo di pace di Algeri nel giugno 2015, si sarebbero create le condizioni per la pacificazione e la stabilizzazione del Paese. In effetti per qualche mese dopo la firma dell’accordo abbiamo vissuto un momento di pace relativa. Ma da circa un anno assistiamo ad un ritorno dell’insicurezza soprattutto nel centro del Mali e persino nella capitale Bamako, dove ci sono stati degli attentati” dice p. Dembele.
“Nel centro del Paese negli ultimi mesi si sono avuti diversi attacchi terroristici che diventano sempre più regolari” sottolinea il sacerdote.
“La creazione della forza G5 è quindi un segnale di speranza non solo per il Mali ma per tutta la regione sub-sahariana. In effetti il Mali sembra essere l’epicentro dell’insicurezza regionale perché la maggior parte dei gruppi terroristi fanno base in Mali e agiscono a partire dal nostro Paese per colpire in Burkina Faso e in Niger. Si comprende quindi la decisione di centrare sul Mali l’azione della nuova forza di stabilizzazione regionale” spiega p. Dembele.
L’accordo di Algeri ha inserito in un percorso di pacificazione i gruppi indipendentisti Tuareg che sono stati all’origine della crisi scoppiata nel gennaio 2012, quando il nord del Mali, era stato conquistato dai ribelli Tuareg, dando vita all’effimera Repubblica dell’Azawad. Gli indipendentisti erano stati quasi subito soppiantati da alcuni gruppi jihadisti che avevano iniziato a minacciare il resto del Paese. La loro avanzata era stata fermata e poi respinta dall’intervento delle truppe francesi e ciadiane che avevano riconquistato il territorio perduto.
“L’accordo di Algeri ha in effetti permesso di calmare le aspirazioni indipendentiste delle regioni settentrionali, che sono ora controllate dalle cosiddette Forze Miste, composte da ex ribelli dell’Azawad, da soldati dell’esercito regolare maliano, dai Caschi Blu della MINUSMA (Missione ONU in Mali) e da appartenenti a milizie pro governative” dice p. Dembele. “I gruppi terroristici sono presenti nel nord e sempre di più nel centro del Mali, in particolare nella zona di Ségou e in quella di Mopti, compresa l’area del Pays Dogon. Proprio nella zona di Mopti alcune settimane fa diverse chiese cattoliche sono state attaccate e per questo come Chiesa avevamo lanciato un allarme (vedi Fides 5/10/2017)”.
“Questi gruppi sono legati ai traffici illegali (armi, droga, sigarette, esseri umani) che sono concentrati nel centro del Mali. Si tratta di traffici molto lucrosi e i contrabbandieri come i jihadisti hanno interesse a seminare il caos per impedire allo Stato di controllare la zona per far applicare la legge” conclude p. Dembele. (L.M.) (Agenzia Fides 14/12/2017)


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