AFRICA/ALGERIA - Allarme malnutrizione per i rifugiati saharawi

sabato, 9 dicembre 2017 rifugiati   diritti umani   sicurezza alimentare   malnutrizione   malattie   sanità  

Roma (Agenzia Fides) – C’è un allarme malnutrizione per la popolazione saharawi. A causa della forte riduzione degli aiuti internazionali, la situazione per i rifugiati saharawi ospitati nei campi profughi algerini è sempre più preoccupante. A denunciarlo è il presidente della Mezzaluna Rossa Saharawi, Buhubeini Yahya. Dei 135 milioni di dollari per i bisogni calcolati dagli attori umanitari che operano nei campi (agenzie Onu e Ong) per il biennio 2016-2017 ad oggi è giunto solo il 48%. Il calo del supporto internazionale sta penalizzando la qualità dell’assistenza, soprattutto alimentare e ha provocato conseguenze negative sulla salute dei rifugiati: “Si riscontra un aumento terribile di anemia – riferisce all’Agenzia Fides Buhubeini Yahya- che colpisce il 72% delle donne incinte, un calo di ferro e un deficit vitaminico. Il tasso di malnutrizione arriva al 40% e colpisce soprattutto i bambini, mentre la mancanza di fondi adeguati impedisce al Programma alimentare mondiale di fortificare la farina con vitamine”. Come informa il “Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (Cisp), occorre dare la possibilità alle famiglie rifugiate nei campi di passare da una situazione di assistenza ad una situazione di parziale indipendenza dagli aiuti umanitari dall’estero.
I rifugiati saharawi sono oltre 150mila e vivono nel deserto algerino da oltre 40 anni, in quattro campi (Dakhla, El Ayoun, Smara, Aoussert) vicino alla città algerina di Tindouf, in povere case di mattoni di argilla secca, in pieno e desolato deserto. Rappresentano la maggioranza della popolazione dell’ex Sahara Spagnolo. Quando la Spagna, nel 1975, decide di ritirarsi dalla sua colonia, il Sahara Occidentale viene occupato dal Marocco. L’occupazione marocchina viene contrastata dal Polisario (Fronte di liberazione saharawi), che nel 1976 proclama la Rasd (Repubblica araba saharawi democratica). La guerra tra Polisario e Marocco dura fino al 1991. Intanto, l’Onu stabilisce un piano di pace e istituisce una missione nel Sahara occidentale (Minurso) per l’organizzazione di un referendum per l’autodeterminazione del popolo saharawi che però slitta di anno in anno. A sostegno dei rifugiati saharawi opera anche Caritas Algeria, che dal 2010 coordina un progetto per la creazione e lo sviluppo di orti familiari nei campi con il sostegno di Caritas italiana. Più di 300 orti sono stati creati nel campo di El Ayoun, vicino a Tindouf, una zona particolarmente arida. Tutti gli orti sono provvisti di pompe per l’irrigazione e si è costituito un consorzio a livello locale per assicurare la continuità e l’aggiornamento tecnico di questo esperimento, il cui scopo è quello di rendere la popolazione dei rifugiati parzialmente indipendente nella produzione di legumi e frutta. Gli orti familiari e accrescono la capacità di autosostentamento e di miglioramento dell’alimentazione, soprattutto dei bambini. (ER) (Agenzia Fides 9/12/2017)


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