ASIA/MYANMAR - I cattolici: “Dopo la visita del Papa, tocca a noi costruire la pace e la giustizia”

mercoledì, 6 dicembre 2017 evangelizzazione   diritti umani   dialogo   dignità umana   buddismo   islam   minoranze religiose   minoranze etniche   papa francesco   visita pastorale  

Yangon (Agenzia Fides) – “Il viaggio di Papa Francesco lascia ora un ruolo e una responsabilità più chiara alla comunità dei cattolici in Myanmar: dare, nello spirito del Vangelo, un contributo alla pace, alla giustizia, allo sviluppo e all’istruzione nel nostro amato paese. Ora tocca a noi. Siamo consapevoli di vivere in una fase storica di transizione, anche delicata. Bisogna avere pazienza, dato che i processi avviati, anche quello democratico, sono lenti. Bisogna tenere un approccio graduale e procedere passo dopo passo, senza forzare la mano”: lo dice all’Agenzia Fides il Vescovo Raymond Saw Po Ray, che guida la diocesi di Mawlamyine ed è presidente della Commissione “Giustizia e pace” della Conferenza dei Vescovi cattolici del Myanmar, esprimendo lo spirito che oggi vive la comunità cattolica birmana.
Il Vescovo rileva: “La visita di Francesco ha permesso alla popolazione birmana di capire meglio chi sia davvero il Papa e di conoscere meglio la Chiesa cattolica. Ho quasi l'impressione che abbia fatto di più la sua presenza in tre giorni che una storia di secoli. E poi ha permesso di far comprendere la differenza tra i cattolici e i cristiani di altre denominazioni, talvolta difficile da sottolineare in un paese a maggioranza buddista”.
“La sua presenza ha costituito un grande incoraggiamento per la comunità cattolica birmana: siamo davvero felici, consolati, rafforzati nella fede. E’ stato qualcosa che non ci saremmo mai aspettati: davvero un grande dono di Dio”, prosegue. “Anche i buddisti hanno apprezzato molto l'umiltà, la semplicità, l’accoglienza di Francesco al prossimo e il dialogo con tutti. Il suo viaggio avrà un effetto positivo anche per la vita del Chiesa cattolica birmana”, osserva mons. Saw Po Ray.
“Molto importante – rimarca il Vescovo di Mawlamyine – è il tema della riconciliazione con le minoranze etniche: anche le minoranze cristiane come i Kachin hanno avvertito la vicinanza del Papa ed è apparso chiaro che non è il fattore religioso la causa dei conflitti con le minoranze. Sul caso dei Rohingya, oggi nella nazione c’è una prospettiva nuova. Al centro c’è il rispetto della dignità umana e noi tutti auspichiamo che, con la buona volontà, si possa avviare il processo per far ritornare i profughi. Certo, bisogna affrancarsi dalle manipolazioni politiche o mediatiche e anche le forti pressioni internazionali a volte possono avere un effetto negativo sul nostro paese. Credo che la chiave di volta sia il messaggio lasciatoci dal Papa: guarire le ferite della nazione, lavorare e camminare insieme per il bene del paese. Da qui possiamo ripartire. Come cristiani continuiamo a pregare e ad agire, nello spirito del Vangelo, per costruire un orizzonte di pace e di giustizia nella nostra amata nazione”. (PA) (Agenzia Fides 6/12/2017)


Condividi:
evangelizzazione


diritti umani


dialogo


dignità umana


buddismo


islam


minoranze religiose


minoranze etniche


papa francesco


visita pastorale