NEWS ANALYSIS/OMNIS TERRA - Zimbabwe: addio al “Vecchio elefante”, l’auspicio è la democrazia

giovedì, 23 novembre 2017 politica   democrazia   diritti umani   economia   società civile  

Aus Aid Kate Holt in CC

A community worker talks to a group of woman who are waiting to collect their food ration at a food distribution point in Epworth, in Harare, Zimbabwe on the 23rd April, 2009. Photo: Kate Holt / AusAID

Robert Mugabe, il “Vecchio Elefante” dello Zimbabwe, ha lasciato il potere. Ha governato per 37 lunghissimi anni e, se fosse stato per lui, si sarebbe ricandidato nel 2018 e avrebbe governato ancora. Quanto? Non si sa perché Robert Mugabe ha 93 anni, una salute non più solida come un tempo e molti avversari. Non è quindi un caso che un golpe organizzato dai militari abbia messo fine alla sua lunga carriera di uomo politico spregiudicato, vanesio e violento. Lui stesso in passato si è paragonato a Hitler e, come il führer vedeva negli ebrei il nemico ancestrale della razza ariana, per Mugabe «l’unico bianco affidabile è quello morto». Un razzismo, nato nel clima della battaglia anticoloniale. «Sono l’Hitler di questi tempi - ha detto -. Questo Hitler ha un solo obiettivo: giustizia per il suo popolo, sovranità per il suo popolo, riconoscimento dell’indipendenza del suo popolo e dei suoi diritti sulle sue risorse. Se questo è Hitler, che io sia Hitler dieci volte». Mugabe lascia un paese in ginocchio dal punto di vista sociale, economico e politico. Che futuro avrà ora lo Zimbabwe? Per comprendere al meglio le dinamiche del presente, bisogna fare un salto nel passato. (...)


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