AFRICA/CONGO RD - Il Cardinale Pasinya accusato di fare “messe nere”: quando la politica strumentalizza la religione

venerdì, 17 novembre 2017 politica   religione   violenza   società civile   diritti umani  

Le Congolais

Il cardinale con gli artisti

Kinshasa (Agenzia Fides) – Si fa sempre più teso il clima sociale e politico nella Repubblica Democratica del Congo per lo slittamento delle elezioni presidenziali al 23 dicembre 2018. E lo scontro politico cerca di coinvolgere e strumentalizzare anche i leader religiosi. Persone vicine al potere hanno accusato il Cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, Arcivescovo metropolita di Kinshasa, di incitare gli artisti all’insurrezione solo perché il Porporato, lo scorso 10 novembre, aveva incontrato gli artisti congolesi nella Cattedrale di Nostra Signora del Congo. L’incontro è stato perfino definito una “messa nera”. “E’ molto spiacevole”, ha risposto l’arcidiocesi di Kinshasa in una nota inviata all’Agenzia Fides. “Il Cardinale non ha detto nulla di male e non ha attaccato in alcun modo il governo. Si trattava di un incontro organizzato dalla cappellania responsabile del settore ‘Cultura e Arte’ per sensibilizzare gli artisti sulla loro missione nella Chiesa e nella società”.
La situazione è diventata particolarmente complessa nel paese da quando, il 20 dicembre 2016, è scaduto il secondo (e ultimo, secondo la Costituzione) mandato del presidente Joseph Kabila senza che fossero indette nuove elezioni. Un accordo per organizzare le presidenziali entro il 2017, il cosiddetto ‘Accordo di San Silvestro’, era stato raggiunto il 31 dicembre con la mediazione dei Vescovi congolesi. Dopo il fallimento dell’accordo, l’ambasciatrice Usa all’Onu, Nikky Haley, in una visita a Kinshasa, aveva imposto elezioni entro il 2018, chiarendo che altrimenti gli Stati Uniti avrebbero ritirato gli aiuti economici alla Repubblica democratica del Congo.
Il 5 novembre la Commissione nazionale elettorale indipendente (Ceni) ha fissato la data per le presidenziali al 23 dicembre 2018. L’opposizione ha subito rifiutato il nuovo calendario elettorale, accusando il governo in carica di voler prolungare l’instabilità e la povertà del popolo e diverse sono state le manifestazioni di protesta organizzate in tutto il paese. Intanto gli appelli alla disobbedienza civile aumentano e anche i movimenti cittadini, tra cui Lucha (Lotta per il cambiamento), si sono attivati nei giorni scorsi indicendo per il 15 novembre una mobilitazione per ottenere il ritiro del presidente Kabila prima del 31 dicembre 2017.
Sebbene il governo, il 14 novembre, avesse interdetto ogni manifestazione, la mobilitazione di mercoledì scorso, che ha invece incassato il sostegno e la partecipazione del Raggruppamento delle opposizioni, ha quasi paralizzato le città di Beni, Butembo, Goma e Lubumbashi, ma ha interessato solo marginalmente la capitale Kinshasa. Non sono mancati gli incidenti: sulle strade di Lubumbashi, dove sono state erette barricate e un veicolo è stato incendiato, mentre a Kinshasa c’è stato un ferito per l’attacco a due autobus del trasporto pubblico. L’intervento della polizia, peraltro anticipato alla vigilia delle manifestazioni, ha portato all’arresto di 25 persone. Le manifestazioni di mercoledì scorso sembrano essere state solo l’inizio di una serie di marce, di manifestazioni di “disobbedienza civile” in programma per i prossimi giorni, per costringere il presidente a dimettersi. La Chiesa, intanto, sensibilizza i cattolici e tutte le persone di buona volontà al fine di far uscire il paese dalla povertà e avviarlo verso la pace e la non violenza. (MP-ER) (Agenzia Fides 17/11/2017)


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