ASIA/INDONESIA - Il governatore musulmano di Giacarta contestato nella scuola dei Gesuiti

mercoledì, 15 novembre 2017 minoranze religiose   libertà religiosa   religione   cristianesimo   islam   estremismo   islam politico   diritti umani   dialogo  

AL centro, il governatore Baswedan

Giacarta (Agenzia Fides) – La presenza del nuovo governatore di Giacarta, il musulmano Anies Baswedan, alla celebrazione dei 90 anni del prestigioso collegio maschile Canisius College, gestito dai Gesuiti in Indonesia, ha generato una limitata ma plateale contestazione contro il governatore. Come appreso da Fides, il governatore è stato invitato dai responsabili della scuola alla cerimonia tenutasi nei giorni scorsi nel grande Centro congressi “Jakarta International Expo” per ricordare la fondazione dell’Istituto di studi superiori aperto nella capitale indonesiana nel 1927. Tra i presenti, il noto pianista Ananda Sukarlan, un ex allievo del Collegio, e altri alunni si sono platealmente alzati e hanno abbandonato l’aula quando il governatore ha preso la parola per pronunciare il suo discorso. I contestatori hanno affermato che “i suoi valori contraddicono i principi insegnati alla scuola”.
Quando il governatore ha lasciato l'evento, i contestatori sono tornati ai loro posti. Ananda Sukarlan, oggi un musicista affermato, ha criticato gli organizzatori per aver invitato Baswedan.
Il gesuita Franz Magnis-Suseno, tra i docenti più noti e apprezzati dell’istituto, ha stigmatizzato lo scontro e la protesta "militante". Parlando all'Agenzia Fides, Magnis-Suseno ha dichiarato che “l'invito degli organizzatori al governatore di Giacarta era appropriato e corretto”, riferendo la sua soddisfazione per la partecipazione del governatore alla cerimonia. Esprimendo dissenso sulla contestazione, il prof. Magnis-Suseno rimarca che “essa sarebbe giustificata se il governatore avesse detto qualcosa di osceno o offensivo”, ma contestare “a priori”, in un evento che non era affatto di natura politica, "dimostra una pubblica ostilità e un pregiudizio che non fa certo bene e può risultare controproducente, fomentando lo scontro in un paese vulnerabile all'intolleranza”.
Il gesuita osserva: “Non bisognerebbe forse dare al governatore la possibilità di dimostrare chi è e cosa vuol fare? Noi cattolici non possiamo scegliere il paese in cui viviamo. Il 57% degli elettori di Giacarta ha scelto Anies Baswedan e dobbiamo rispettare la scelta e essere in grado di vivere con lui. Il Collegio Canisio deve svolgere la sua missione qualunque sia l'amministrazione a governare Giacarta e per questo credo sia giusto aver invitato il governatore Anies Baswedan, come rappresentante istituzionale”. Inoltre “bisogna rispettare un ospite anche se personalmente non si è d'accordo con lui; si poteva criticare, in un secondo momento, il Comitato organizzatore. Avviare una contestazione aperta contro il governatore è un abuso di opportunità”, rimarca. Il Collegio Canisiio “continuerà la sua missione di alta formazione nel campo dell’istruzione anche in futuro, tantopiù se la situazione sociale e politica in Indonesia diverrà più difficile”, ha chiosato il prof. Magnis-Suseno.
Il neo governatore Baswedan è stato eletto a Giacarta nell’aprile 2017, al termine della controversa campagna elettorale caratterizzata dalla vicenda dell’altro candidato cristiano, sconfitto alle elezioni, Basuki Tjahaja Purnama, detto “Ahok”, accusato e condannato al carcere per blasfemia. Baswedan, musulmano proveniente dall’ambiente dell’università, è stato accusato di aver accolto il sostegno dei gruppi islamici estremisti per guadagnare consensi e raggiungere il potere. Il suo primo discorso pubblico ha suscitato molte critiche in quanto Baswedan ha usato il termine “pribumi”, riferendosi ai nativi indonesiani, in opposizione agli antichi coloni, invitandoli a “riprendersi la loro terra” e fomentando divisioni etniche e religiose nella società. Anche Said Aquil Siradj, presidente generale della” Nahdlatul Ulama”, la maggiore organizzazione musulmana indonesiana, lo ha invitato pubblicamente a “non usare la religione come strumento politico”.
(PP-PA) (Agenzia Fides 15/11/2017)


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