ASIA/NEPAL - Revocato lo stato di emergenza in Nepal: speranze per un ritorno al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali

sabato, 30 aprile 2005

Kathmandhu (Agenzia Fides) - Il re del Nepal, Gyanendra, ha revocato lo stato di emergenza due giorni prima della scadenza del provvedimento. La misura era in vigore dal primo febbraio scorso “per salvare la democrazia dal terrorismo”, come aveva dichiarato il re. A rendere nota la decisione del re è un comunicato ufficiale diffuso oggi, 30 aprile. La decisione di Gyanendra di imporre lo stato di emergenza ed assumere i pieni poteri di fronte al risveglio della guerriglia maoista aveva destato forti critiche della comunità internazionale. La revoca è stata decisa dopo che il re è rientrato in patria da un viaggio di dieci giorni in cui ha visitato Indonesia, Cina e Singapore e ha avuto modo di intrattenere colloqui con i leader politici asiatici.
Con la dichiarazione dello stato di emergenza erano sospesi tutti i diritti civili compreso il diritto alla libertà di espressione e di associazione. Il re aveva giustificato questo intervento nella vita politica del paese, notando il fallimento delle istituzioni democratiche per garantire stabilità e sicurezza al paese, soprattutto per le modalità con cui il governo ha affrontato il problema della guerriglia maoista.
Intanto di recente diverse organizzazioni internazionali avevano denunciato pericolosa la degenerazione del rispetto dei diritti umani in Nepal. A lanciare l’allarme è stata la Commissione Onu per i Diritti Umani Già lo scorso anno la Commissione aveva messo in guardia sul fatto che nel paese i ribelli maoisti continuano ad operare al di fuori della legalità e di ogni controllo, notando però che anche le forze militari statali agiscono nell’impunità. La Commissione Onu, nella sua 61a sessione, tenutasi a Ginevra dal 14 marzo al 22 aprile, ha espresso l’auspicio di inviare una missione in Nepal per verificare il grado di rispetto degli standard universali dei diritti umani considerati in questa fase storica molto lontani da un livello accettabile, con grave danno per la popolazione civile.
Anche l’Interntional Crisis Group, istituto di ricerca europeo, ha sottolineato la “grave crisi umanitaria” che pone diverse priorità in Nepal: garantire nuovamente alla popolazione le libertà fondamentali di ogni individuo; dare la possibilità a una missione Onu di entrare nel paese ed esaminare la situazione; siglare un accordo fra il governo nepalese e i gruppi maoisti per il reciproco rispetto dei diritti umani.
In questo quadro anche nella comunità cattolica circola preoccupazione, anche se non sono stati toccati i diritti acquisiti di libertà di culto e di praticare la propria fede.
In Nepal gruppi di ribelli maoisti combattono da nove anni contro la monarchia per instaurare un regime comunista, in un conflitto che ha fatto 11mila morti. Recenti tentativi di mediazione o di aprire un tavolo di negoziato sono falliti e i ribelli controllano ancora militarmente alcune zone del paese.
(PA) (Agenzia Fides 30/4/2005 righe 25 parole 256)


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