ASIA/IRAQ - Si allarga il confronto tra i cristiani sul futuro della Piana di Ninive.Patriarca caldeo:ne parli solo chi ci vive

martedì, 4 luglio 2017 chiese orientali   medio oriente   aree di crisi   geopolitica  

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Mosul (Agenzia Fides) – Tra i cristiani iracheni crescono le discussioni e anche le divisioni intorno alla futura sistemazione politico- amministrativa della cosiddetta Piana di Ninive, regione da poco sottratta all'occupazione jihadista dell'auto-proclamato Stato Islamico, considerata un'area di radicamento tradizionale delle comunità cristiane della Mesopotamia. Ma a giudizio del Patriarca caldeo Louis Raphael Sako, il diritto a decidere del futuro della Piana di Ninive va riservato sostanzialmente “alle persone indigene di quella regione, verificando se esistono anche partiti politici che davvero le rappresentano nelle loro aspirazioni”. Così il Primate della Chiesa caldea è intervenuto nuovamente su una questione che continua ad alimentare confronti accesi in seno a sigle politiche e organizzazioni che si contendono la rappresentanza politica delle sempre più esigue comunità cristiane presenti in Iraq.
In un messaggio condiviso anche dagli altri Vescovi caldei, il Patriarca Sako ha manifestato apprezzamento per i consigli e l'interessamento manifestato per il futuro della Piana di Ninive da quanti hanno lasciato il Paese da molti anni e vivono nelle comunità caldee in diaspora, ma ha affermato con fermezza che costoro non possono pretendere di avere un ruolo determinante su tale questione, perché “sono lontani dalla situazione presente” e dalle reali preoccupazioni adesso condivise dagli abitanti di quell'area. Se c'è da ridisegnare la mappa della Piana di Ninive – ha rimarcato il Patriarca nel suo intervento, diffuso dai media del Patriarcato e pervenuto all'Agenzia Fides - gli abitanti cristiani di quell'area devono riconfigurarla insieme ai loro conterranei musulmani e delle altre comunità religiose, senza farsi condizionare da “agende elaborate all'estero o da interessi meschini”. Il Primate della Chiesa caldea ha anche rinnovato l'invito a “rimanere realisti, dopo tutto quello che si è sofferto” considerando paradossale che la discussione sul futuro assetto politico-amministrativo della Piana di Ninive avvenga senza tener conto della preoccupante situazione di fatto in cui si trova la gran parte dei cristiani di quella regione, le cui case sono state demolite o danneggiate durante l'occupazione jihadista e le operazioni militari che ne hanno determinato la fine. La necessità di discutere insieme per trovare una posizione condivisa, confrontandosi sia con il governo centrale di Baghdad che con i governi locali e regionali, compreso quello della Regione autonoma del Kurdistan iracheno, secondo il Patriarca Sako non esclude a priori la possibilità di chiedere forme di tutela internazionale sull'area, che rassicurino le popolazioni rese incerte e timorose da quanto hanno dovuto subire negli ultimi anni.
Il messaggio diffuso dal Patriarca caldeo segue di pochi giorni la Conferenza sul futuro dei cristiani in Iraq (A Future for Christians in Iraq) organizzata a Bruxelles, presso la sede del Parlamento Europeo, su iniziativa del parlamentare europeo Lars Adaktusson, esponente del Partito cristiano democratico svedese. Alla Conferenza hanno preso parte diverse sigle e organizzazioni politiche animate da militanti cristiani iracheni, insieme a due Patriarchi delle Chiese d'Oriente presenti in Iraq, il siro ortodosso Ignatius Aphrem II e il siro cattolico Ignatius Youssif III Younan. Altri Partiti che rivendicano la rappresentanza politica delle comunità cristiane irachene, come l'Assyrian Democratic Movement, hanno invece boicottato l'evento. “Tutti i partiti presenti” ha dichiarato Adaktusson alla fine della Conferenza “hanno sottoscritto un documento finale di importanza storica. Essi adesso concordano sul fatto che la Piana di Ninive, nell'Iraq settentrionale, debba diventare una provincia con un livello di auto-governo entro il quadro della Costituzione irachena. Nel lungo periodo, il proposito perseguito è quello che l'area diventi una provincia con un livello ancor più elevato di autonomia”.
Un altro episodio aiuta a cogliere interessi e giochi politici che si stanno muovendo intorno al futuro assetto politico-amministrativo delle regioni del nord-Iraq liberate da Daesh: nei giorni scorsi, l'Arcivescovo caldeo di Kirkuk, il domenicano Yousif Thomas Mirkis, ha reso una visita di cortesia alla sede locale del Partito Democratico del Kurdistan, in occasione della fine del Ramadan, e subito i media locali curdi hanno riferito che in tale frangente l'Arcivescovo caldeo aveva espresso il suo favore per il referendum indipendentista convocato dal governo della Regione autonoma del Kurdistan iracheno, in programma il prossimo 25 settembre. Lo stesso Arcivescovo ha dovuto diffondere una dichiarazione di smentita, riferendo che durante l'incontro con i membri del Partito democratico del Kurdistan non erano state trattate in nessun modo questioni di carattere politico. (GV) (Agenzia Fides 4/7/2017).


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