ASIA/SRI LANKA - Crisi idrica, un rischio per la salute pubblica: l’allarme della Chiesa

venerdì, 10 febbraio 2017

Colombo (Agenzia Fides) – La crisi idrica e l’assenza di acqua potabile sicura procura un forte rischio per la salute pubblica in Sri Lanka. Molte situazioni di povertà, sofferenza, malattia della popolazione sono legate alla questione della scarsità e dell’inquinamento dell’acqua: è l’allarme lanciato, in un colloquio con l’Agenzia Fides, da p. Nayagam Roy Clarence, Direttore della Commissione nazionale per i laici, in seno alla Conferenza episcopale cattolica dello Sri Lanka.
Nel villaggio di Puhudiwula e in altri villaggi del distretto di Anuradhapura (nel Centro-Nord dello Sri Lanka), molti hanno rinunciato ai pozzi, in quanto non possono utilizzare l'acqua presente nelle falde acquifere né per bere né per la cottura dei cibi. L’uso di quell’acqua causa una micidiale malattia renale cronica divenuta una epidemia nella regione. “E’ una crisi idrica molto difficile da affrontare”, osserva p. Clarence.
La zona è molto secca, dato il suolo argilloso. Quest'anno, per salvare il loro raccolto di riso, gli agricoltori hanno dovuto far venire autobotti con acqua per irrigare i campi. I cambiamenti climatici in queste aree hanno significato un clima più asciutto e temperature più alte, e la necessità di acqua è cresciuta. I villaggi in questa zona, che per circa trent’anni costituivano quasi la “prima linea” nella guerra civile, essendo al confine con la zona a nord dell’isola, a maggioranza tamil, attraversano un tempo di terribile incertezza. “A sette anni dalla fine del conflitto, urge un'ancora di salvezza”, nota il sacerdote.
Nel 2016, lo Sri Lanka è stato uno dei primi paesi al mondo ad ottenere un contributo del Fondo verde per il clima. Il Ministero dello Sviluppo e dell’Ambiente, con l'aiuto del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), ha beneficiato di 38,1 milioni di dollari per aiutare le comunità ad affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici. Nel corso dei prossimi anni, si stima che 770,500 persone nella zona arida, compresi gli abitanti di Puhudiwula, potranno sperimentare i benefici diretti di questo programma.
“Questo programma potrà aiutare le popolazioni locali se le persone adotteranno misure precauzionali per proteggere la salute e la vita”, nota p.Clarence. Ovvero la gente dovrà convincersi a non utilizzare più l’acqua di pozzi e a comprare l'acqua da bere.
La malattia renale diffusa, nota come “Chronic kidney disease of unknown etiology” (CKDu), è stata segnalata in molti paesi, ma rimane poco conosciuta. Secondo gli studi esistenti, sarebbe provocata da acqua contaminata con prodotti chimici. Il fatto che gli uomini sono più a rischio ha portato i ricercatori a considerare il ruolo che possono svolgere la disidratazione e il lavoro agricolo, anche se è probabile che vi sia una combinazione di molti fattori. Secondo dati del governo, sono oltre 400mila le vittime di tale malattia in tutto il paese e la mortalità è di circa 1.400 persone l’anno
“Di fronte a questa tragedia urgono risposte, e fornire acqua pulita sembra essere la prima soluzione, la più ovvia”, afferma il sacerdote. Nelle società rurali, le donne sono responsabili dell’approvvigionamento di acqua per la famiglia e per la casa, e ora sono costrette a spostarsi molto per trovare acqua.
“In questa zona arida del paese, la popolazione è abituata da sempre a lottare per trovare acqua a sufficienza. Il Governo, le Ong e la Chiesa in Sri Lanka devono lavorare insieme per affrontare questi problemi e garantire alla popolazione acqua potabile sicura, migliorando le sue condizioni di vita” conclude p. Clarence. (PA-SD) (Agenzia Fides 10/2/2017)


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