AMERICA/CILE - Disarmare i cuori per eliminare la violenza nelle terre mupuche

lunedì, 30 gennaio 2017 minoranze etniche  

Carol Crisosto Cadiz

Temuco (Agenzia Fides) - Le terre abitate dalla popolazione mapuche nel sud del Cile si trovano a vivere da tempo in una spirale di violenza (vedi Fides 11/8/2016; 17/10/2016; 29/12/2016; 25/1/2017). Una Commissione presidenziale, istituita a luglio 2016, sta cercando di intervenire per frenare il fenomeno, e a questo scopo ha formulato 50 proposte, tra cui il riconoscimento costituzionale degli indigeni e una loro rappresentanza in Parlamento. Il conflitto è particolarmente grave nella regione de La Araucanía, principale insediamento del popolo mapuche, che raggruppa la metà del milione di indigeni presenti nel Paese sudamericano, abitato da quasi 18 milioni di persone. Tra le proposte della Commissione ci sono anche quelle di creare un registro nazionale delle vittime della violenza e di assicurare loro un risarcimento, di sostenere lo sviluppo economico mapuche e risolvere il problema dell'acquisizione delle loro terre per restituirle agli indigeni. Il pacchetto di proposte arriva dopo che nelle scorse settimane, nelle aree rurali della regione si sono verificati oltre una decina di attentati incendiari contro camion di ditte forestali e magazzini da parte di sconosciuti che, in alcuni casi, hanno lasciato volantini con rivendicazioni del movimento mapuche.
“Non si tratta della mancanza dello stato di diritto, ma di mancanza di rispetto e di trasgressione dei diritti umani di una popolazione. E’ lo stesso Stato che viola i loro diritti” ha dichiarato in una nota pervenuta a Fides padre Bresciani, missionario gesuita che vive nel villaggio di Tirúa, zona del conflitto. “Qui tutto funziona, la gente vive normalmente, semina, raccoglie, lavora”, continua il gesuita. “Quelli che parlano di assenza dello stato di diritto non hanno mai vissuto qui. Non siamo in guerra.” Da parte sua mons. Héctor Vargas, Vescovo di Temuco, capitale de La Araucanía, ha dichiarato che “è una regione ferita e frammentata” che attraversa “un graduale peggioramento della problematica”. Il Vescovo ha esortato a porre fine alla violenza “prima che l’odio finisca noi… se vogliamo disarmare le mani, dobbiamo prima disarmare i cuori”.
(AP) (30/1/2017 Agenzia Fides)


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