ASIA/PAKISTAN - La legge sulle conversioni forzate torna al Parlamento del Sindh, con ampio consenso politico

martedì, 10 gennaio 2017

Donne cristiane in Pakistan

Karachi (Agenzia Fides) - Il governatore della Provincia del Sindh, Saeeduzzaman Siddiqi, ha rinviato all’Assembla provinciale la proposta di legge sulle conversioni forzate che era stata recentemente approvata all'unanimità dalla stessa assemblea. La firma del governatore è necessaria per completare il processo legislativo e tramutare in legge una proposta approvata dal Parlamento provinciale. Come appreso da Fides, il rinvio è stato suggerito anche dal Primo ministro del Sindh, Syed Murad Ali Shah, del Partito Popolare del Pakistan (PPP), che guida il governo regionale, tra i promotori della legge. Lo stesso governo regionale, infatti, intende proporre alcuni cambiamenti al linguaggio del disegno di legge e dunque ha consigliato un riesame del documento in assemblea.
Secondo fonti di Fides, il governatore del Sindh, che appartiene alla Pakistan Muslim League (N), ha ricevuto dal partito "Muttahida Qaumi Movement" (MQM) la richiesta formale di respingere il disegno di legge, sostenendo che l'approvazione è stata quanto meno affrettata. Il governatore ha anche ricevuto una missiva del Consiglio dell'ideologia islamica che definisce quel disegno di legge "contrario all'islam".
Il governatore, considerando tutte queste ragioni e notando il dibattito in corso, incoraggiando un "processo consultivo quanto più ampio e significativo possibile", ha rinviato il documento, auspicando che la promulgazione possa "sviluppare l'armonia tra le diverse religioni".
Il disegno di legge ha ricevuto critiche in quanto conteneva alcune disposizioni definite "non conformi all'islam" e incostituzionale. Contestata era soprattutto la disposizione secondo la quale nessun cittadino minore di 18 anni può convertirsi all'islam, anche per sua libera volontà e scelta: disposizione, questa, considerata contro gli insegnamenti dell'Islam, ma anche in violazione della Costituzione.
Interpellato dall'Agenzia Fides, il cattolico Anthony Naveed, assistente del Primo Ministro del Sindh e coordinatore dell'ufficio per l'armonia interreligiosa, non rileva un "dramma politico" nè vede un "allarme" per le minoranze religiose in questo processo e spiega: "Non si tratta di una bocciatura. E' in atto una semplice e normale procedura legislativa. L'iter prevede la possibilità che un disegno di legge possa essere rinviato all'assemblea, come accade per molte leggi. E molti partiti ritengono che un nuovo esame potrà apportare correzioni opportune. Il disegno di legge, proposto dal governo del PPP, molto attento ai diritti umani, alle minoranze religiose e ai diritti delle donne, è stato approvato anche da molti musulmani in assemblea. E va detto che, dopo la seconda lettura e l'eventuale nuova approvazione, non è prevista dalla procedura la firma del governatore e il documento diverrà legge automaticamente. Sono fiducioso nei meccanismi democratici e nella buona volontà dei politici del Sindh". (PA) (Agenzia Fides 10/1/2017)


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