ASIA/SIRIA - Arcivescovo siriano: ha ragione il Papa, è fuorviante la definizione di 'genocidio' applicata alla condizione dei cristiani in Medio Oriente

venerdì, 24 giugno 2016 martiri  

Wikipedia

Hassakè (Agenzia Fides) - “Quello che il Papa ha detto sulla definizione di ‘genocidio’ applicata alle sofferenze dei cristiani in Medio Oriente è bello e utile, perchè ci riporta alla realtà e ci aiuta a non perdere lo sguardo cristiano sull'esperienza del martirio, che accompagna tutto il cammino della Chiesa in questo mondo”. Così l'Arcivescovo siriano Jacques Behnan Hindo, alla guida dell'Arcieparchia siro cattolica di Hassakè Nisibi, alla luce della sua esperienza personale nello scenario della guerra siriana conferma la sagacia delle considerazioni espresse da Papa Francesco lo scorso 18 giugno, nel corso del suo incontro con gli studenti del Collegio universitario Villa Nazareth.
“A me non piace, e voglio dirlo chiaramente” aveva detto in quell'occasione il Vescovo di Roma, “quando si parla di un genocidio dei cristiani in Medio Oriente”, aggiungendo che si fa del “riduzionismo sociologico” quando si utilizza la categoria del genocidio per indicare “quello che è un mistero della fede, un martirio”, e si fanno campagne per definire “genocidio” l'esperienza della persecuzione, “che porta i cristiani alla pienezza della loro fede”. Anche per l'Arcivescovo Hindo, la definizione di genocidio non si applica alle sofferenze dei cristiani neanche sul piano storico-effettuale, “perchè sono molti di più i musulmani, anche sunniti, che vengono ammazzati come apostati dai jihadisti fanatici”. “Ma soprattutto – rimarca l'Arcivescovo siriano parlando con l'Agenzia Fides - le campagne e le mobilitazioni anche politiche per far riconoscere come Genocidio le tragedie che toccano i cristiani rappresentano una forma di secolarizzazione, e finiscono per dissipare nella coscienza di tanti la percezione propria del martirio, così come è stato sempre vissuto e riconosciuto nella Chiesa. I martiri partecipano delle sofferenze di Cristo, e Cristo stesso li prende in braccio, nel momento della loro sofferenza, come accadeva già nelle grandi persecuzioni dei primi tempi”.
In alcuni casi, sedicenti “milizie cristiane” operative sia in Siria che in Iraq settentrionale puntano a ottenere in tempi brevi finanziamenti e forniture militari su disposizione del Congresso degli Stati Uniti. Tali finanziamenti - hanno fatto notare media statunitensi - rappresenterebbero un potenziale effetto concreto della dichiarazione con cui lo stesso Congresso Usa ha definito come “Genocidio” le violenze subite dai cristiani da parte dei militanti dell'autoproclamato Stato Islamico (Daesh). “Proprio questo possibile sviluppo” sottolinea a tal riguardo l'Arcivescovo Jacques Behnan Hindo “conferma la natura strumentale e gli effetti negativi di certe campagne che vengono usate come giustificazione anche per creare le cosiddette milizie cristiane. Così, anche il cristianesimo viene ridotto a ideologia di guerra usata da gruppi tribali, mentre i cristiani, nel cammino della storia, e pur tra tante contraddizioni, hanno riconosciuto che occorre lasciare nelle mani dello Stato e delle istituzioni civili l'uso della forza per difendere il popolo, a partire dai più deboli. Allora, anche le parole del Papa su questi punti, sono un aiuto a ritornare sempre alla vera natura del cristianesimo, liberandoci da tutte le sue riduzioni ideologiche”. (GV) (Agenzia Fides 24/6/2016).


Condividi: