INDIA - Religione, pace e diritti umani: le chiavi di volta per l’Asia del terzo millennio

mercoledì, 13 aprile 2005

New Delhi (Fides) - La religione è sempre promotrice di pace, la libertà di professare la fede è un diritto umano fondamentale che deve essere riconosciuto dai Governi: lo affermò Giovanni Paolo II durante la Liturgia della Parola per la firma dell’Esortazione apostolica post-sinodale “Ecclesia in Asia”, nella Cattedrale di New Delhi. Alla celebrazione con i Vescovi dell’Asia, sabato 6 novembre 1999, il Papa parlò del Sinodo come di un “significativo incontro con Gesù Cristo che fa proprie le gioie e le tristezze del mondo” ed ha salutato le Chiese dell’Asia, piccole per numero, ma grandi nella fedeltà a Cristo anche sotto la persecuzione: “I cristiani dedicano immense energie alla carità pratica e alla promozione e liberazione dell’uomo, in obbedienza al comandamento del Signore”.
Giovanni Paolo II ha definito “parodia della fede autentica” l’interpretazione “religiosa” dei conflitti in tanti paesi asiatici. Egli ha esortato i membri di tutte le religioni “a dimostrare con forza che la religione e la pace vanno di pari passo”, adoperandosi perché “la libertà di fede e di culto siano rispettate in ogni parte di questo continente” come diritti fondamentali della dignità e della libertà umana. Rimarginare la ferita della divisione dei cristiani e intensificare il dialogo di salvezza con le altre religioni sono impegni prioritari per le Chiese dell’Asia. “Che nessuno tema la Chiesa! Il suo unico scopo è di proseguire la missione di servizio e di amore di Cristo” ha affermato con forza Giovanni Paolo II.
Ai rappresentanti della comunità cattolica non solo dell’India ma dell’intero continente asiatico, il Papa ha affidato l’Esortazione apostolica come guida per la vita spirituale e pastorale della Chiesa durante la celebrazione eucaristica nello stadio di New Delhi, domenica 7 novembre 1999. Giovanni Paolo II ha auspicato che “il prossimo secolo sia un tempo di dialogo fecondo, che porti ad un nuovo rapporto di comprensione e solidarietà tra i seguaci di tutte le religioni” ed ha incoraggiato i cristiani ad essere testimoni convincenti con la vita del messaggio che proclamano. “Come il primo millennio ha visto la Croce saldamente piantata sul suolo europeo, e il secondo su quello americano e africano, così possa il terzo millennio cristiano assistere ad una grande messe di fede in questo continente vasto e vitale”.
Il desiderio di valorizzare le cose che uniscono e di intensificare il dialogo non inteso come imposizione delle nostre idee agli altri, è stato ribadito dal Papa anche durante l’incontro con i rappresentanti delle altre confessioni cristiane e delle altre religioni. Confortato dal fatto che “le religioni del mondo stiano divenendo sempre più consapevoli della loro responsabilità comune per il benessere della famiglia umana”, Giovanni Paolo II ha messo in guardia dallo scegliere percorsi di divisione, senza dubbio meno ardui, ma che spesso sfociano in conflitti che prendono a pretesto la religione. “Nessuno Stato, nessun gruppo ha il diritto di controllare direttamente o indirettamente, le convinzioni religiose di una persona” ha sottolineato Giovanni Paolo II, aggiungendo che “la libertà religiosa costituisce il cuore dei diritti umani” come stabilisce la Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo. (Agenzia Fides 13/4/2005)


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