ASIA/GIORDANIA - L'Arcivescovo Lahham: nel Medio Oriente dilaniato dai settarismi, la missione delle scuole cristiane è ancora più preziosa

mercoledì, 13 gennaio 2016 istruzione  

Amman (Agenzia Fides) – Nella vicenda storica delle Chiese del Medio Oriente, un ruolo prezioso è stato sempre svolto dalla scuole cristiane, proprio in virtù della loro immanenza alla vita delle comunità e della società che dura ininterrotta nel passare di generazioni. Proprio questa presenza nei tempi lunghi, impegnata a accompagnare la crescita spirituale, educativa e umana dei ragazzi, pone le scuole cristiane in una posizione cruciale anche nello scenario attuale del Medio Oriente, devastato dai conflitti settari, mentre in molti Paesi dell'area sembra eclissarsi ogni possibilità di convivenza pacifica e di collaborazione tra identità diverse.
Lo ha ribadito con forza l'Arcivescovo Maroun Lahham, Vicario patriarcale per la Giordania del Patriarcato latino di Gerusalemme, intervenendo al convegno di formazione per i direttori delle scuole cattoliche del Regno Hascemita in corso in questi giorni ad Amman. “Se rimane ancora una speranza per immaginare un futuro diverso, fuori dalle sanguinose derive del settarismo e del terrorismo” sottolinea in una conversazione con l'Agenzia Fides l'Arcivescovo Lahham “questa possibilità passa inevitabilmente per la questione della scuola e dell'educazione, e quindi coinvolge anche le scuole cristiane. Solo bravi insegnanti appassionati possono ispirare nei loro allievi l'amore alla libertà, ai principi di cittadinanza e all'apertura agli altri, sottraendoli alla pressione e al lavaggio del cervello praticato da tutti i fondamentalismi e settarismi. Le nostre scuole – aggiunge l'Arcivescovo – sono sempre state fantastici luoghi di dialogo tra cristiani e musulmani: hanno sempre formato buoni cristiani e buoni musulmani, aperti al dialogo proprio perchè avevano studiato insieme. Questa funzione è ancora più importante nel contesto attuale del Medio Oriente, dove è fondamentale far crescere luoghi che educhino i ragazzi alla convivenza, alla pace e all'accettazione dell'altro, da considerare come un fratello, anche se è diverso da me, e non come un avversario da eliminare”. (GV) (Agenzia Fides 13/1/2016)


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