ASIA/LIBANO - Elezioni presidenziali, i Vescovi maroniti appoggiano il “compromesso” sul nome di Franjieh

sabato, 5 dicembre 2015 politica  

Bkerkè (Agenzia Fides) – La soluzione “di compromesso” che sta lentamente maturando tra le contrapposte forze politiche libanesi e che prevede l'elezione alla presidenza della Repubblica di Suleiman Franjieh rappresenta “una grande opportunità” per superare il blocco istituzionale che da tempo paralizza politicamente il Paese dei Cedri. Quindi tutte le forze politiche sono chiamate a “accordarsi e cooperare” in maniera conseguente, nella consapevolezza che “il Presidente è la pietra angolare dell'edificio nazionale, nelle sue dimensioni storiche e istituzionali”. Con queste parole nette i Vescovi maroniti, riunitisi ieri nel lor incontro mensile presso la sede patriarcale di Bkerkè, sotto la presidenza del Patriarca Boutros Bechara Rai, hanno espresso in maniera chiara nel comunicato pubblicato alla fine dell'assemblea il loro appoggio unanime all'ipotesi - accreditatasi in maniera crescente negli ultimi giorni – che prefigura l'elezione a Presidente della Repubblica di Suleiman Franjieh, cristiano maronita, amico d'infanzia del presidente siriano Bashar Assad e leader del Movimento Marada (Partito di orientamento cristiano democratico nato nel 1991, quando la brigata paramilitare Marada decise di trasformarsi in soggetto politico).
Negli ultimi giorni si sono moltiplicati i segnali di una imminente superamento della paralisi politica che da più di un hanno e mezzo impedisce l'elezione del successore di Michel Sleiman, il cui mandato era giunto s termine nel maggio 2014.
Il consolidarsi della candidatura di Franjieh può rappresentare un compromesso tra i due blocchi – la “Coalizione 8 marzo” e la “Coalizione 14 marzo” - che dominano la scena politica libanese. Su tale prospettiva “di compromesso” i parlamentari saranno chiamati a esprimersi con il voto entro Natale.
Nel loro incontro di ieri, i Vescovi maroniti hanno affrontato anche altre questioni nazionali ed internazionali, esprimendo forte preoccupazione per la ripresa di attacchi e attentati in territorio libanese, come il massacro di marca terroristica avvenuto a Bourj el-Barajneh, quartiere sciita a sud di Beirut. “La violenza che si diffonde nel Libano e nel mondo” hanno scritto i vescovi nel loro comunicato “riflette, come dice Papa Francesco, una sorta di guerra mondiale diffusa. (…). In questo contesto, il Libano ritrova tutto il suo senso di "Paese-messaggio", e i libanesi ritrovano la loro responsabilità nella diffusione di questo messaggio e nel consolidamento di questo modello".
Fu Papa Giovanni Paolo II a scrivere che “il Libano è qualcosa di più di un Paese: è un messaggio di libertà e un esempio di pluralismo per l'Oriente come per l'Occidente”. Lo fece nella sua lettera del 7 settembre 1989, con la quale implorava il ritorno alla pacifica convivenza tra le diverse identità religiose, etniche e politiche, nella nazione libanese a quel tempo ancora tragicamente sconvolta dalla guerra civile. (GV). (Agenzia Fides 5/12/2015).


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