ASIA/SIRIA - Diffuso il video sui cristiani di Qaryatayn che sottoscrivono il “contratto di protezione”

mercoledì, 7 ottobre 2015 libertà religiosa  

Il Monastero di Sant'Elian

Qaryatayn (Agenzia Fides) - “Combattere finché non pagano la jizya con volontaria sottomissione”: si intitola così, con le parole della sura del Corano riferite alla tassa (jizya) dovuta dai sudditi ebrei e cristiani nei regimi rigidamente modellati sulla legge islamica, il video diffuso nei giorni scorsi da siti jihadisti (consultabile al link https://archive.org/details/Jizia_Q ) in cui si mostra anche un gruppo di cristiani di Qaryatayn mentre partecipano all'incontro in cui hanno dovuto sottoscrivere il “contratto di pagamento” per continuare a vivere nelle loro case, nel territorio controllato dall'auto-proclamato Stato Islamico (Daesh).
Immagini fotografiche di quell'assemblea, svoltasi in una sala conferenze di Qaryatayn, erano state diffuse già alla fine di agosto. Nel video si intravvedono sullo sfondo almeno cinquanta cristiani, tutti maschi, seduti nella sala, mentre alcuni di loro, ripresi in primo piano, vengono chiamati a un tavolo a firmare il “contratto” davanti a un miliziano dello Stato Islamico (Daesh). Tra i presenti in sala, si intravvede anche la figura di padre Jacques Murad, prelevato dal monastero di Mar Elian lo scorso 21 maggio. Il monastero è stato poi devastato dai jihadisti dello Stato Islamico lo scorso agosto.
Nel contratto firmato dai cristiani, che viene anch'esso inquadrato nel video, il Daesh garantiva ai battezzati di non saccheggiare i loro beni, di non costringerli a cambiare religione e “di non nuocere a nessuno di loro”. I cristiani, dal canto loro, si impegnavano tra l'altro a non esporre croci neanche sulle proprie chiese, a non usare amplificatori, a non suonare le campane, a non cospirare contro lo Stato Islamico, a non svolgere cerimonie e liturgie in luoghi pubblici e a pagare la tassa obbligatoria pro capite, variabile a seconda del proprio livello sociale, che può essere corrisposta in due rate annuali. Il contratto si concludeva avvertendo che chi violerà le regole sottoscritte sarà trattato dallo Stato Islamico alla stregua dei nemici di guerra.
La jizya è l'imposta che fino al XIX secolo ogni suddito non-musulmano era tenuto a pagare alle autorità islamiche come clausola del “patto” che garantiva loro protezione dalle aggressioni esterne e libertà di culto, e lo esentava dal svizio militare e dal pagamento della Zakat, l'imposta religiosa prescritta dal Corano a ogni musulmano, che rappresenta uno dei “Cinque Pilastri” dell'islam. (GV) (Agenzia Fides 7/10/2015).


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