EUROPA/ITALIA - “Il poco di ciascuno è molto per tutti”: nasce in Etiopia l’ospedale ARAARA per la salute dei più poveri

sabato, 5 settembre 2015

Monteverde (Agenzia Fides) – A Robe, in Etiopia, dove le persone affette da patologie neurologiche e psichiatriche sono abbandonate a se stesse, senza alcun tipo di assistenza, è in via di costruzione un ospedale psichiatrico finanziato per il 70% dai Vescovi italiani e per il resto da offerte solidali. Per sostenere questo ospedale è nata la onlus ARAARA, che in oromo, la lingua locale, significa riconciliazione, misericordia, perdono.
Il 3 settembre si è tenuto a Monteverde, Fermo (Italia), il primo incontro della onlus alla presenza del Vicario generale della Diocesi di Fermo, don Pietro Orazi; del Direttore diocesano per le missioni, don Mauro Antolini; del Prefetto Apostolico di Robe, Etiopia, padre Angelo Antolini, e di altri partecipanti. “La nostra associazione è nata per aiutare l’ospedale psichiatrico. Al momento la Diocesi di Fermo e le Suore di Santa Vittoria a Fermo, hanno già dato il loro contributo” ha spiegato durante l’incontro don Mauro. “Abbiamo costituito la onlus per regolarizzare gli invii che saranno fatti per l’Etiopia, passando per i canali istituzionali. L’Associazione è nata il 1 giugno 2015 e abbiamo avuto l’approvazione e l’iscrizione nel registro delle onlus il 22 luglio 2015. Con l’obiettivo che il poco di ciascuno è molto per tutti vogliamo raccogliere contributi per la costruzione dell’ospedale cercando di fissare una quota fissa di 20 euro annuali da far confluire nella cassa del progetto ‘Adotta Un Ospedale’.”
Nel suo intervento, il Prefetto Apostolico di Robe, padre Antolini, ha spiegato le motivazioni della scelta di un ospedale psichiatrico in quella zona. “Si tratta di un settore in cui il governo non riesce ad impegnarsi, chi soffre di questo problema non è curato, rimane una realtà emarginata. Inoltre la Chiesa cattolica nel Bale è iniziata con Madre Teresa che, personalmente, si è avvicinata a coloro che con problemi psichici venivano completamente abbandonati. A Goba, pochi chilometri da Robe, è ancora presente il centro delle suore di Madre Teresa di Calcutta dove sono ospitati 270 malati con problemi psichiatrici e neurologici di varia gravità. Abbiamo quindi voluto seguire il nostro filone cattolico dando un appoggio concreto a chi già da tempo segue questa realtà emarginata”. Padre Angelo ha anche spiegato la scelta del nome: “ARAARA, in oromo significa riconciliazione, misericordia, perdono. E’ una parola molto bella, che si legge da entrambe le parti. La riconciliazione con noi stessi, con gli altri e con Dio è la sorgente della nostra salute fisica e psichica. La riconciliazione in genere è quindi fonte della salute. Nonché un nome del genere in un contesto islamico permette di non far scandalizzare nessuno. Lo stesso Papa Francesco ci invita ad aprirci. Siamo comunque nella barca della prima evangelizzazione. Dobbiamo trovare l’equilibrio tra l’annuncio diretto e quella che è la carità: mostrare l’amore di Dio agli ultimi e agli emarginati. È il Vangelo stesso che ci invita alla scelta dei poveri e degli ultimi.”
Per ulteriori informazioni contattare: pemauroantolini@hotmail.com
(AP) (5/9/2015 Agenzia Fides)


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