ASIA/IRAQ - Sinodo dei Vescovi caldei: unire le forze per liberare le terre occupate dai jihadisti

lunedì, 9 febbraio 2015

Baghdad (Agenzia Fides) - Il governo nazionale iracheno e quello regionale del Kurdistan devono “stanziare i fondi necessari per sostenere le famiglie che il Daesh (acronimo arabo con cui si indicano i jihadisti dello Stato Islamico, ndr) ha cacciato dalle proprie case e privato dei loro beni”. Inoltre, tutte le “forze nazionali e internazionali” devono “unire i loro intenti per liberare al più presto i territori occupati e mettere in atto le disposizioni necessarie per proteggere i cristiani e gli altri iracheni, affinché tutti ritornino alle proprie case e vivano nella sicurezza e con dignità”. Sono questi gli appelli che il Sinodo straordinario dei Vescovi caldei, convocato dal Patriarca Louis Raphael I presso la sede patriarcale di Baghdad nella giornata di sabato 7 febbraio, ha rivolto ai poteri nazionali e alla comunità internazionale in merito alle emergenze umanitarie che affliggono le popolazioni dei territori conquistati dai jihadisti.
Durante i lavori, il Sinodo caldeo ha anche confermato il suo sostegno al progetto per la creazione di una “Lega caldea", da tempo caldeggiato dal Patriarca e rimasto finora in sospeso per le difficoltà e le emergenze che segnano la vita della Chiesa caldea. A giudizio dei Vescovi caldei, la Lega caldea dovrà avere il profilo di una organizzazione civile che si configuri come ente morale autonomo, da valorizzare come strumento per affrontare questioni politiche e sociali che coinvolgono il futuro delle comunità caldee. I due Vescovi ausiliari di Baghdad, Mons. Shlemoun Wardouni e Mons.Basilius Yaldo (che ha ricevuto l'ordinazione episcopale venerdì 6 febbraio), sono stati incaricati dal Sinodo di preparare la conferenza di fondazione della Lega.
Il Sinodo caldeo ha preso in considerazione anche alcuni problemi di ordine ecclesiale, a partire dal contrasto registratosi negli ultimi mesi tra il Patriarca e il Vescovo che guida la diocesi caldea di San Pietro, con sede a San Diego in California. A provocare discussioni è stato il caso di alcuni sacerdoti e religiosi che negli anni passati, senza il consenso dei loro superiori, avevano abbandonato le diocesi irachene d'appartenenza per trasferirsi presso le diocesi d'oltremare, e adesso si sottraggono alle disposizioni del Patriarca che chiede loro di tornare a svolgere in Iraq il proprio ministero pastorale.
I Vescovi del Sinodo – riferisce il comunicato finale pervenuto all'Agenzia Fides - hanno richiamato tutti i fedeli delle diocesi interessate a “attenersi ai principi fondamentali della propria fede, a rimanere fedeli alla propria Chiesa caldea e a dare priorità alla saggezza e all'amore”. Riguardo alle decine di migliaia di cristiani costretti a fuggire dalla Piana di Ninive davanti all'offensiva dei jihadisti e ora rifugiati nel Kurdistan iracheno, il Sinodo ha riaffermato che la Chiesa caldea “rimarrà al fianco del nostro popolo sofferente”, impiegando tutte le risorse a disposizione per “servirlo, sollevare il suo spirito e seminare la speranza nei cuori”.
Inoltre, a cento anni dal cosiddetto “Olocausto assiro” - espressione con cui si indicano le deportazioni e i massacri perpetrati nel 1915 dai Giovani Turchi sulle popolazioni cristiane assire, sire e caldee – il Sinodo caldeo ha stabilito che i martiri caldei saranno commemorati ogni anno nel Venerdì dopo Pasqua, in quello che d'ora in poi sarà conociuto come il “Venerdì dei martiri e dei confessori della fede”. (GV) (Agenzia Fides 9/2/2015).


Condividi: